Nihil novi sub sole

Matteo Renzi ha fatto pulizia degli avversari interni. Mi stupisco di chi si stupisce. È evidente che Renzi dia per perduto il voto del 4 marzo e pensi al dopo; comprensibile che ritenga sia più facile affrontare i procellosi mari della sconfitta con una ciurma di fedelissimi.

Coloro che lo detestano diranno ora che questa pattuglia di fedelissimi sarà messa a disposizione di Berlusconi, i più laici penseranno che Renzi si stia muovendo in un’ottica di pura sopravvivenza e del resto, come insegnava il Divin Giulio, meglio tirare a campare che tirare le cuoia. Insomma, niente di nuovo sotto il sole né, soprattutto, di epocale. Tuttavia qualche riflessione può farsi. La prima, sul “renzismo”. Il capo che si blinda nel fortino dei fedelissimi rivela una leadership debole. Inoltre porsi a garante di una nomenclatura morente è un brutto contrappasso. Ma, soprattutto, Renzi prova a trasformare la sua debolezza in un punto di forza; visto com’è andata con il referendum c’è da fargli gli auguri.

Una seconda riflessione deve farsi sulla sinistra. È in crisi in tutta Europa, ma qui da noi la situazione pare, se possibile, peggiore. Non ci vuole molto a pronosticare che dopo il voto la situazione si comporrà e scomporrà infinite volte, ma certo qualcosa di nuovo accadrà. Si tratta di tema che mi sta a cuore perché quello è e resta il mio campo ideale, occorre però decidere in che direzione andare. 

Si può scegliere di seguire il mio amico Gianni Cuperlo, intellettuale raffinatissimo, che con gran dignità rifiuta di essere paracadutato nel collegio di Sassuolo, ma poi si ritrova a far campagna elettorale per la figlia dell’ex Ministro Cardinale e per il figlio del Governatore De Luca. Oppure si può continuare a rimpiangere il bel mondo antico (signora mia come si stava bene quando c’era il Pci...). Oppure ancora si può pensare alla costruzione di una forza autenticamente riformatrice. A occhio l’unica via per recuperare i delusi “de sinistra” è quest’ultima.

La terza, ed ultima, occorre farla su questa deriva proprietaria della politica che non è fenomeno solo renziano o di sinistra. Di Maio e Casaleggio hanno normalizzato a colpi d’ascia le liste grilline. Per assurdo - o forse neppure troppo - il più “democratico” appare l’immarcescibile Berlusconi. Pare evidente siano gli ultimi rantoli di un sistema morente. Insomma, restate sintonizzati perché dopo il 4 marzo ne vedremo delle belle.

P.S.: chi cogliesse in queste mie righe gli indizi di un tattico riposizionamento stia sereno: non ho deciso né se né per chi votare.

Aggiornato il 30 gennaio 2018 alle ore 07:54