La virtù secondo il grillo-maoismo

sabato 17 febbraio 2018


Nessuno può negare agli incompetenti di poter ambire alle massime cariche politiche. In un sistema democratico i diritti valgono per tutti. Ma l’idea che solo agli incompetenti possano essere riservate le poltrone parlamentari è inaccettabile non solo in nome della democrazia, ma anche e soprattutto del buon senso.

La campagna elettorale, si sa, è il trionfo della democrazia e, troppo spesso, la negazione del buon senso. E questa regola non scritta è stata confermata in pieno dalla decisione dei vertici del Movimento 5 Stelle di reagire agli attacchi provocata dalla vicenda dei rimborsi fasulli e dei bonifici negati sfidando i partiti avversari ad accettare la proposta di seguire il loro esempio virtuoso e dimezzare nella prossima legislatura gli stipendi di tutti i parlamentari.

La trovata è sicuramente un modo furbesco di tentare di ribaltare gli effetti negativi del caso scoppiato nei giorni scorsi in casa grillina. I militanti hanno ora un argomento per replicare alle accuse di predicare bene e razzolare male. Ma è anche la spia di una concezione della politica che nega il buon senso e privilegia solo una convinzione di natura ideologica tanto distorta quanto vetusta.

A dimostrare l’assenza di buon senso della sfida lanciata da Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista ci ha pensato un deputato grillino implicato nella vicenda per aver trattenuto parte dello stipendio di parlamentare che si era impegnato a versare per dimostrare la diversità morale dei parlamentari grillini. Maurizio Buccarella, di professione avvocato, ha spiegato che se avesse seguito le indicazioni del vertice del M5S accontentandosi per cinque anni di uno stipendio di soli 3mila euro al mese, avrebbe avuto difficoltà a rientrare nella vita normale e professionale al termine del mandato parlamentare.

Tremila euro mensili, infatti, possono essere una retribuzione ambita per chi non ha reddito, ha un lavoro precario e mal retribuito o è addirittura disoccupato. Ma per qualsiasi professionista, dirigente o lavoratore minimamente affermato per competenza e capacità non può essere un traguardo ma solo un punto di partenza. Chi, avendo un lavoro più remunerativo, si sognerebbe mai di abbandonarlo per entrare a far parte di un Parlamento dove viene instaurata la regola del pauperismo di Stato in nome di una mal digerita concezione della virtù?

La risposta è scontata. Così come è fin troppo evidente da dove venga la virtù mal digerita. Da una reminiscenza giovanile della rivoluzione culturale maoista del fondatore Beppe Grillo che in età ormai matura tende a rinverdire le suggestioni di gioventù teorizzando un mao-grillismo o un grillo-maoismo fondato sul principio del potere agli inconsapevoli. Quel principio che è la rovina di ogni società, sia primordiale che avanzata!


di Arturo Diaconale