“Più Europa” è la “cocca” della partitocrazia

La lista “Più Europa” da quando la galassia radicale si è divisa – già un paio d’anni prima della scomparsa di Marco Pannella – è diventata di fatto la “cocca” mediatica della partitocrazia.

I suoi esponenti sono quasi sempre presenti in video, specie negli ultimi tempi, e proprio in tutti quei talk-show che per tutta la vita furono negati a Marco Pannella e anche alla stessa Emma Bonino della fase uno. Il tutto almeno fino a quando proprio la Bonino ha iniziato quella “lunga marcia” che l’avrebbe portata alla divaricazione di fatto dal modo di fare politica di Pannella, per avvicinarla a quello molto più terra terra (e pratico elettoralmente) che caratterizza al contrario i vari Massimo D’Alema, Giuliano Amato ed Enrico Letta.

E così “Più Europa” sta diventando una sorta di lista scelta come finta antagonista del regime. Così come negli anni era accaduto alla Lega Nord, all’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro e da ultimo al Movimento 5 Stelle. Finte alternative e finti antagonisti. Ma stavolta ci sono di mezzo dei veri “radicali”, Emma Bonino, Marco Cappato, Riccardo Magi, Benedetto Della Vedova, che – non si sa quanto consapevolmente – in cambio di visibilità mediatica sembrano accettare questo stato di fatto. Come a dire: il regime ti dà accesso alla Rai e a Mediaset e rappresentanza parlamentare – continuando però a silenziare le lotte degli altri radicali, che qualcuno sarcasticamente chiama la ridotta della Val Pannellina – e tu in cambio accetti di farti strumentalizzare e di rappresentare una teorica quanto finta alternativa.

Tutte queste cose già evidenti a qualunque osservatore politico o semplicemente televisivo sono state evidenziate in un lungo rapporto di Marco Beltrandi sui dati di ascolto e sui vari “trucchi” di comunicazione utilizzati da parte dell’Osservatorio di Pavia e dell’Agcom rispetto alle presenze dei partiti sulle tivù private e pubbliche in campagna elettorale. Beltrandi conosce bene i suoi polli visto che è stato membro della Commissione parlamentare di Vigilanza qualche anno fa. E durante una conferenza stampa tenutasi ieri a via di Torre Argentina ha dato fuoco alle polveri. All’incontro hanno partecipato tutti gli uomini e le donne del Partito Radicale. Impegnati come al solito in battaglie per la giustizia e le carceri, più che per un posto in Parlamento, nonché per la campagna di iscrizioni del 2018 (sempre tremila e sempre lo stesso sloga: “O lo scegli o lo sciogli”). A cominciare da Maurizio Turco e dall’ avvocato Giuseppe Rossodivita. Presenti anche Sergio d’Elia, Rita Bernardini, Elisabetta Zamparutti e altri.

Il nodo del problema è che si fa (forse a bella posta) confusione tra il Partito radicale e il soggetto Radicali Italiani nei rilevamenti. E che, quando – da parte del Pr – si denuncia la circostanza suddetta, allora i dati vengono addirittura celati per quieto vivere nella voce “altri”. Che però appare inopinatamente ingigantita nelle statistiche. Così mentre un tempo quella voce, “altri”, era riservata ai partiti quasi inesistenti compreso quello radicale - e a malapena raggiungeva il due per cento - oggi, includendoci i dati sui passaggi sulle tv e le radio pubbliche e private di Radicali Italiani e della lista “Più Europa” si giunge alla doppia cifra. Dieci o anche dodici per cento. Questo, per Beltrandi, sarebbe un serio indizio della scelta da parte della partitocrazia e del regime della lista Più Europa come antagonista del sovrano. Nonché della silente acquiescenza degli esponenti di tale lista a questo giochetto.

Totale: non si parla dello sciopero della fame di Rita Bernardini però Emma Bonino la si vede quasi a reti unificate. Per carità, niente di male. Emma Bonino, questo stato delle cose, lo potrebbe vivere anche (quasi) come un risarcimento per anni di silenzio. Ma chi lo avrebbe mai detto – solo due anni fa quando Pannella ci ha lasciato – che si sarebbe arrivati alla lotta non violenta del Partito Radicale contro il regime, ma stavolta con i Radicali Italiani e una lista elettorale guidata dalla Bonino accomunati al resto della partitocrazia?

Aggiornato il 21 febbraio 2018 alle ore 08:06