La politica quando insegue la cronaca

mercoledì 21 febbraio 2018


Scontrini a gogo tal che la Polis, la città-nazione politica, non può più fare a meno di un bagno polemico quotidiano, e adesso mettiamoci anche i massoni neanche fossero il pericolo pubblico, quando invece hanno nel loro bagaglio una partecipazione fondamentale alla nostra storia risorgimental-unitaria e non solo.

Eppure, ecco puntati contro di loro i fucili delle espulsioni dei furbacchioni e imbroglioni - loro sì, non gli altri, né tantomeno i massoni - pentastellati, e ancora le cronache quotidiane all’ombra del Vesuvio con in primo piano figli di presidenti regionali, e poi e poi...

Diciamocelo, il punto più alto è stato toccato con la vicenda di Macerata che, pure, aveva tutte le ragioni per ottenere dalla politica un’attenzione speciale, anche e soprattutto perché quanto era accaduto alla città marchigiana fuoriusciva dalla cronaca di tutti i giorni. E la politica ne era investita, e non poteva, non può essere diversamente. Appunto, la cronaca.

E va comunque detto in anticipo, che solo un Silvio Berlusconi è, in questo tour elettorale e anche e soprattutto dopo, l’unico leader in grado di risollevare dal cronachismo del day-by-day la Politica, quella con la P maiuscola, capace di dare risposte di governo per sicurezza, stabilità, immigrazione controllata e, soprattutto, per una questione giustizia degna in tutte e per tutto di questo nome e che oggi, invece, appare né più né meno che un superpotere. Ma se poi la politica in generale (non tutta, per fortuna) sta in piedi da noi perché appoggiata alle stampelle (soprattutto mediateche) della cronaca quotidiana, non è errato attribuirle una sostanziale incapacità di muovere quei piedi, di camminare e guardare ai grandi e gravi problemi del nostro tempo.

Non sembri una provocazione e neppure una divagazione. Ma se riflettiamo su questi “particolari” l’evidenza più preoccupante proviene proprio dal progressivo svuotamento della politica nel suo abbarbicamento quasi patologico al cronachismo personalistico “anti colleghi” lasciando su uno sfondo annebbiato e confuso (per loro, non per noi) le “evidenze” generali, ampie, nazionali, europee, internazionali e, dunque, programmatiche. La politica che insegue la cronaca, non viceversa, questo è il problema. Sicché, sembra a volte che abbia preso il sopravvento l’opposizione contro tutto e contro tutti di stampo grillino, oscillante fra imbroglioni e moralisti. Da quattro soldi, si capisce. Col loro accompagnamento di prediche da strapazzo anche e soprattutto perché, dopo aver preso tanti voti in città importanti, stanno dimostrando di essere totalmente incapaci di gestirli, senza un progetto degno di questo nome, senza un afflato ideale, senza un empito di coraggio per la soluzione dei veri problemi. Appunto, senza la Politica.

Lo stesso Matteo Renzi, che si sente addosso il fardello pesantissimo di una sconfitta referendaria, non sfugge al richiamo seducente dei fatti di cronaca, basti pensare alle ore e ore di domande e risposte sul tema scontrini su cui, peraltro, neanche l’ex presidente del Consiglio sembra aver trovato la quadra politica. La politica, questa sconosciuta verrebbe voglia di ironizzare, se non fosse che proprio quella che qualcuno chiama le resurrezione del Cavaliere, ce la fa capire nei suoi termini autentici e importanti nella misura e nel respiro con cui lui è oggi il leader più autorevole e anche il più gradito (Matteo Salvini se ne faccia una ragione) e ce la racconta nelle pagine programmatiche ovviamente nazionali ma con l’accorpamento di problematiche più ampie, internazionali, dal Mediterraneo Mare Nostrum a Bruxelles e Parigi, dall’Europa all’America, dalla Comunità europea all’Onu.

Come dar torto a chi cantava: meno male che Silvio c’è!


di Paolo Pillitteri