Di Maio e le pretese impossibili

Malgrado il malcelato ottimismo di Enrico Mentana, che ha realizzato l’ennesima maratona televisiva  sul Governo che non c’è, non si intravedono sostanziali cambiamenti nello stallo che sta caratterizzando la trattativa tra i due principali attori in gioco: Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

Il primo, in particolare, continua a portare avanti tutta una serie di pretese politicamente inaccettabili per l’attuale leader della Lega che, da ottimo tattico qual è, si limita con grande tranquillità a lasciare il cerino acceso tra le mani del capo politico dei grillini, ben conscio del fatto che tra i due chi ha più da perdere in questo giochino al massacro è senz’altro Di Maio.

In estrema sintesi, nelle consultazioni gestite dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, il pupillo di Beppe Grillo ha ribadito la ferma intenzione di accaparrarsi la poltrona di primo ministro e di volerlo fare attraverso la stipula di un contratto di Governo solo con la Lega di Salvini, ridotta in questo caso al ruolo di junior partner dei pentastellati.

Ma rispetto alla rigida posizione precedente, il nostro eroe ha formulato una ridicola apertura nei confronti degli alleati di Salvini, ossia i partiti guidati da Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, prospettando per essi una sorta di unilaterale appoggio esterno privo di alcun riconoscimento politico da parte degli onesti a 5 Stelle. Trattasi ovviamente di una concessione che, malgrado l’incomprensibile enfasi conferita dallo stesso Mentana alla cosa, non modifica di una virgola una trattativa che a questo punto sembra destinata a non trovare mai fine. E a meno che Di Maio accetti la proposta del presidente della Liguria, Giovanni Toti, il quale, in subordine a una soluzione che veda coinvolto l’intero centrodestra, auspicherebbe un accordo Lega/M5S sugellato da un premier leghista, i suoi sogni di gloria sono destinati a sfracellarsi sui granitici scogli della realtà.

D’altro canto, per dirla tutta, le difficoltà che questo giovane demagogo venuto dal nulla sta incontrando sulla strada minata di Palazzo Chigi sono poca cosa in confronto alle questioni concrete che il suo eventuale Esecutivo si troverebbe a dover affrontare, soprattutto dopo le enormi aspettative che le sue illusorie proposte hanno creato nel Paese.

In questo senso, se il buongiorno si vede dal mattino, la goffa faciloneria con cui il leader dei grillini sta gestendo la partita per il Governo non sembra poi tanto diversa dalla surreale approssimazione con cui il suo partito degli onesti vorrebbe risolvere i problemi degli italiani.

Aggiornato il 23 aprile 2018 alle ore 11:57