Un contratto a base di aria fritta

“Sono emozionato e orgoglioso di pubblicare la prima stesura del contratto di governo con il quale vogliamo realizzare il cambiamento che gli italiani aspettano da tanto tempo”.

Così si esprime sul blog del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, presentando al grande pubblico questo impressionante condensato di aria fritta a uso e consumo dei gonzi. Si tratta, in estrema sintesi, di dieci punti talmente generici sui quali, sulla carta, sarebbe difficile trovare una qualche divergenza, soprattutto nell’ambito di una collettività che sembra aver drammaticamente perso il contatto con la realtà.

Senza tediare il lettore con l’elencazione di questa sorta di decalogo delle anime belle, per sommi capi esso rappresenta la perfetta fotocopia di quei classici programmi elettorali nei quali si rincorre senza sforzo ogni aspirazione presente nella società e lo si fa, ovviamente, solo citando la desiderabilità di realizzare le aspirazioni medesime, ma evitando di indicarne i mezzi e i modi. E il combinato disposto di un simile frullato di buone intenzioni, che da sempre lastricano la nostra italica strada verso l’inferno, si può così sintetizzare: più spesa pubblica per tutti, meno tasse per tutti e meno regole per tutti. In altri termini, un colossale ossimoro concettuale partorito dalla brillante mente di chi immagina di governare il Paese come se fosse una bocciofila di quartiere.

Ma l’elemento più esilarante in tutto ciò, tanto da aver scatenato molte risate tra i giornalisti chiamati dal conduttore di Coffee break – talk-show mattiniero in onda su La7 – a discutere sull’argomento, è senz’altro rappresentato dal cosiddetto comitato di conciliazione, istituito dai contraenti dell’Esecutivo stellare per dirimere gli eventuali contrasti che dovessero sopraggiungere. Formato in numero pari dai rappresentanti dei due eventuali partiti alleati, questo inverosimile organismo dovrebbe inoltre, secondo Di Maio, “garantire ai cittadini la piena trasparenza sull’azione di Governo”.

D’altro canto ci voleva uno statista del livello di “Giggino ’o webmaster” per eliminare ogni divergenza dalla politica. Con questa vera e propria pietra filosofale del bene comune basta una firmetta per consentire al popolo di raggiungere l’agognata felicità.

Ebbene, se prima qualcuno poteva ben sostenere che la nostra fosse una Repubblica delle banane, con il “geniale” contratto dei grillini ci evolveremmo molto velocemente in quella di Pulcinella. Non credo ci sia molto altro da aggiungere.

Aggiornato il 26 aprile 2018 alle ore 15:29