Berlusconi rompe gli ormeggi: Salvini a rischio naufragio

Alla fine il passo indietro di Silvio Berlusconi c’è stato. Il rischio di precipitare il Paese in una crisi di sistema, a causa dello stallo che si è creato tra il centrodestra e il Movimento Cinque Stelle, ha fatto pendere la bilancia dalla parte della responsabilità. Agli interessi di partito il “Cavaliere” ha privilegiato quelli dell’Italia. E questo gli fa onore.

Tuttavia, resta enigmatico il comportamento della Lega che si è intestardita nella ricerca dell’accordo con i Cinque Stelle ad ogni costo. La preoccupazione maggiore è per il destino della destra che torna a dividersi dopo anni nei quali è stata tenuta unita, non senza travaglio e qualche spericolatezza di troppo. Già, perché la scelta di Salvini di andare con Di Maio mandando Forza Italia all’opposizione non ha il medesimo peso di quelle, solo apparentemente analoghe, che spinsero il partito azzurro a sostenere, nel 2011, il Governo Monti e, nel 2013, ad entrare nel Governo Letta lasciando la Lega orgogliosamente all’opposizione. Quelle due esperienze, evocate in queste ore dai pontieri delle due sponde del centrodestra per indorarsi la pillola vicendevolmente, maturarono in un contesto emergenziale che non è comparabile con quello attuale. Inoltre, le intese avevano un carattere palesemente transitorio e non pregiudicavano gli assetti programmatici di lungo periodo del centrodestra.

L’accordo, invece, che si profila tra Lega e Cinque Stelle prospetta un orizzonte di legislatura che implica un cambio radicale di rapporti, nel senso della coesione meta-contrattuale, tra forze politiche finora alternative. A fronte di una mutazione di visione della Lega come si porrà Forza Italia? Rispondere, come si è fatto in queste ore, che quella berlusconiana sarà un’opposizione “benevola” è un’ipocrisia, quando non una sonora stupidaggine. Perché non esistono opposizioni “benevoli” quando c’è da fronteggiare il varo di provvedimenti che stridono totalmente con i propri presupposti ideali e valoriali. Un esempio. Se il nuovo governo dovesse portare alle Camere un disegno di Legge che cancellasse dal nostro ordinamento penale l’istituto della prescrizione della maggior parte dei reati, Forza Italia sarebbe tenuta ad alzare barricate in Parlamento. Ora, sappiamo che gli sbarramenti si fanno ammassando suppellettili e barili che impediscono al nemico di avanzare, ma ci sfugge come sia fatta una barricata “benevola”.

A lungo andare la divaricazione tra le due componenti del centrodestra, impegnate su opposti fronti, non potrà non ripercuotersi nei territori dove la coalizione governa unita. E sarà il più bel regalo fatto a una sinistra che da agonizzante oggi pregusta il sapore della riscossa. Con il blocco Lega-Cinque Stelle al governo per Renzi e compagni sarà un gioco da ragazzi capitalizzare il vantaggio di un’opposizione dura e pura. Tema, questo, che rende ancor più problematica la posizione di Forza Italia. Con la concorrenza attiva sul fianco sinistro, un atteggiamento morbido dei berlusconiani sarebbe facilmente etichettato come un sostegno mascherato al governo.

Cosicché, nell’immaginario collettivo Forza Italia sarebbe associata ai fallimenti dell’esecutivo Lega-Cinque Stelle ma non sarebbe ammessa agli eventuali dividendi positivi non essendo formalmente inclusa nella maggioranza governativa. Per non scomparire dai radar della politica, Forza Italia dovrà gradualmente riprendere un cammino in solitario nella speranza che un’area liberale abbia ancora voglia di riconoscersi in essa. Ma vi deve essere anche la presa d’atto di una verità: il blocco sociale di riferimento della destra che tradizionalmente ha sostenuto Berlusconi ha lasciato Forza Italia per approdare alle istanze leghiste, in particolare nel Nord del Paese.

Per quanto riguarda Salvini, ci auguriamo che sappia ciò che sta facendo. Lui si sforza di dire che non c’è rottura dell’alleanza del centrodestra e che tutto sta avvenendo in perfetta armonia. Non è per generosità che lo afferma ma perché gli fa comodo tenere al muro il quadretto con la foto di famiglia incorniciata. Salvini è cosciente del fatto che dovrà farsi carico da solo di tutti gli oneri che l’intesa contro-natura con i grillini comporta. Gli si metteranno in conto i possibili fallimenti dell’azione di governo o il mancato rispetto degli impegni presi con l’elettorato. E questo gli provoca una tremarella del diavolo. Perciò vorrebbe che il vecchio leone di Arcore non si sganciasse dal nuovo assetto. Ma non si può pretendere di avere la botte piena e la moglie ubriaca. Berlusconi si è chiamato fuori: non sarà più lui a fare da alibi agli errori altrui.

Come a dire: caro Salvini hai voluto la bicicletta? E adesso pedali. Avrebbe fatto gioco al “capitano” poter spendersi da leader della coalizione del 37 per cento di voti. Ora è soltanto Salvini-al 17 per cento. E comunque la giri o la racconti sarà il partner junior di Luigi Di Maio. Anche se l’astuto napoletano gli dovesse concedere la parvenza della vittoria approvando l’ingresso di un leghista a Palazzo Chigi.

Di certo tutti i ministeri che contano, dove sono collocate le leve del comando, finiranno sotto il controllo stretto del dominus di questa nuova coalizione che è il giovane grillino. Per qualcuno quella odierna si è presentata come l’alba di una nuova stagione. Nessuno può dire quanto sarà bella oppure brutta. Se sarà lunga o breve. A naso, non ce la sentiamo ancora di tirare fuori dal ripostiglio sedie a sdraio e ombrelloni. Meglio, invece, tenere in bella vista la tessera elettorale. Non si sa mai.

Aggiornato il 10 maggio 2018 alle ore 13:21