Se il Cavaliere tiene il punto

La verità è che bisogna sempre tenere il punto, soprattutto in tempi politici calamitosi come questi. Chi l’avrebbe mai detto, ad esempio, che i due vincitori (pro tempore) del 4 marzo e in grado di mettere insieme ben oltre la metà degli italiani che votano, avrebbero superato la soglia dei due mesi senza avere risolto nulla o quasi?

E chi l’avrebbe mai detto, nel grande giro dei media che contano - Rai compresa - che quel Cavaliere uscito così così dal voto avrebbe fatto sentire la sua voce tenendo così il punto in un bailamme politico nel quale l’orgia parolaia di Luigi Di Maio, e pure di Matteo Salvini, cercava di cacciare sotto terra i temi più appropriati, che sono e saranno sempre i progetti e i programmi per una maggioranza di governo?

Intendiamoci, le 24 ore di tempo richieste - e concesse - al Quirinale potrebbero anche risultare una sorta di ballon d’essai, una specie di ricorso ai supplementari allo scopo di ottenere, almeno, un pareggio. Fatto sta che i due che, a ben vedere, hanno menato il can per l’aia e che rischiavano di fare una figuraccia da inconcludenti, hanno smesso con le parole autoesaltanti passando ai fatti, anzi, al fatto, ovverosia alla sostanziale richiesta di una parola, almeno una, di Silvio Berlusconi, lo stesso che fino a qualche minuto prima lo scugnizzo grillino aveva gratificato di una sorta di scomunica non si sa bene da quale pulpito, posto che la presunzione demagogica grillina è sposa alla loro incapacità vestita di giustizialismo. Il veto contro Berlusconi cade ma, insieme, cade il velo di un’ipocrisia del Di Maio-pensiero con quell’incredibile teoria dei due forni che l’ha semplicemente reso ridicolo nelle sue mosse senza capo né coda, con uno doppio risultato: la dissipazione di un risultato elettorale anzitutto e tutti e la ripresa di quel Cavaliere che avevano insultato fino a ieri, oltre alla presa di fiato di un Matteo Renzi dalle ossa elettorali rotte.

Ma tant’è. La novità, a quanto pare, è dunque l’atteggiamento di Fi di fronte al nuovo quadro politico che si va delineando. E la parolina magica attesa è astensione, meglio se benevola, da parte di un Cavaliere che avrà anche lui ventiquattro ore nei tempi supplementari per decidere. E non vi è dubbio che la riflessione berlusconiana non potrà non riascoltare il nastro, oltre che degli insulti ad personam, del cumulo di fake news e di post verità tipico invero dei professionisti delle bufale che, attenzione, non si battono per la libertà di espressione ma per difendere il diritto a denigrare e sputtanare il prossimo inoculando in ciò che resta della politica un virus micidiale cui solo gli anticorpi politici possono reagire con qualche successo.

Se questo è il quadro, soccorrono le parole del nostro direttore a proposito di una difesa, da parte di Berlusconi, di ciò che s’intende, e non solo in politica, di identità e di dignità. Identità come simbolo sulla bandiera della realtà che della politique d’abord sa cogliere il significato più profondo. Dignità come necessità intima da salvaguardare costi quel che costi. Due termini ai quali il populismo dell’antipolitica ha inteso produrre una sorta di disancoraggio per ottenere, anche e soprattutto nell’opinione pubblica, un ulteriore distacco, una lontananza, una nuova e più ampia astensione dal, magari anticipato a luglio, sullo sfondo di un rinnovato e più ampio rigetto della Polis e della sue fondamenta partecipative in mancanza delle quali non c’è grillismo che tenga, col suo no urlato contro Euro, Europa, flat tax, Fornero, virus e chi più ne ha più ne metta pur di guadagnare un punto in più. E dopo?

Dopo arriva la realtà. Che non se ne è mai andata. E bene l’ha capito il Cavaliere che, non a caso, sa tenere il punto.

Aggiornato il 10 maggio 2018 alle ore 13:38