Alleanze tattiche e alleanze strategiche

La surreale vicenda della bozza di contratto redatta da Lega e Movimento 5 Stelle, con l’uscita dalla moneta unica e la richiesta alla Banca centrale europea di cancellare con un tratto di penna 250 miliardi di euro del nostro debito sovrano, sebbene sia stata prontamente corretta, segnala ancora una volta la presenza di un consistente problema politico all’interno del centrodestra.

Ancora una volta, come dimostrano le immediate prese di distanza di Silvio Berlusconi e dei principali maggiorenti di Forza Italia nei confronti di questa vera e propria follia sovranista, sul tema dirimente dell’Europa e dell’Euro le divaricazione tra gli azzurri e i leghisti appare molto ampia, quasi irrimediabile oserei dire. E non si tratta di una questione di pura lana caprina, bensì di un elemento strategico di fondo per l’intera comunità nazionale il quale, a mio modestissimo parere, non può essere assolutamente barattato con considerazioni puramente tattiche, come ad esempio quella di stare insieme per accaparrarsi qualche eletto in più.

Soprattutto ora che Matteo Salvini è diventato il dominus dello schieramento una volta guidato dal Cavaliere, il suo ostentato avventurismo monetario, emerso con agghiacciante evidenza nel succitato documento, dovrebbe quanto meno spingere il principale alleato di coalizione a pretendere un chiarimento politico a 360 gradi. Ciò proprio in considerazione della estrema rilevanza economica e finanziaria, in particolare per un Paese afflitto da profondi problemi sistemici, che una esplicita posizione contro l’Europa e la sua moneta avrebbe. Lo stesso Silvio Berlusconi, evidentemente preoccupato dal pessimo segnale che il nascente governo giallo-verde ha mandato ai mercati, nell’ambito della riunione del Partito popolare europeo in quel di Sofia, ha recisamente negato che vi possa essere un qualche complotto finanziario ai danni dell’Italia, così come i due leader del nascituro governo giallo-verde hanno voluto irresponsabilmente dare a intendere.

Non solo, il capo di Forza Italia ha tenuto a precisare che in realtà nella stessa Europa “c’è la voglia di aiutare l’Italia a uscire dalla situazione in cui siamo”. Parole assolutamente condivisibili espresse da un personaggio politico che in passato ha commesso tanti errori, come quello recente di rincorrere il populismo dilagante attraverso qualche promessa elettorale di troppo.

Tuttavia, come ci ricordano alcune importanti scelte del passato, alcune politicamente dolorose, Berlusconi ha sempre dimostrato di compiere la scelta giusta - pensiamo al varo della Legge Fornero, fondamentale per la tenuta del quadro finanziario - quando c’era in ballo la stabilità del sistema Paese.

Nulla a che vedere, dunque, con l’inaccettabile avventurismo di chi prospetta nero su bianco default mascherati, per poi prendersela coi complotti dei cosiddetti salottini se, in conseguenza di ciò, gli investitori cominciano a prendere le distanze da chi viene percepito come inaffidabile. In questo senso se la strada che propongono grillini e leghisti per salvare il Paese è quella del Venezuela, né Berlusconi e né qualunque persona ragionevole vorrebbe seguirli.

Aggiornato il 17 maggio 2018 alle ore 12:14