Ignoranza, ignoranza! Tu ci porti l’arroganza

Ci sono ignoranti ed ignoranti. Bisogna stare attenti a non considerare tali quelli che sanno quel che ad essi fornisce la cultura del loro mondo e sanno farne buon uso.

I veri ignoranti sono quelli che ritengono di dover appartenere al mondo delle persone colte, di sapere tutto per aver inteso parlare di qualcosa. E che si distinguono per l’uso improprio e ridicolo del “parlar difficile”, che adoperano con aggressiva supponenza.

Queste considerazioni mi hanno fatto rimuginare leggendo di quel tal Danilo Toninelli che, durante un’intervista “concessa” a Radio 24 (ho poi saputo che è Presidente del gruppo dei Senatori Cinquestelle) ha affermato che il suo (si fa per dire: è di proprietà della Casaleggio e C. Spa) Movimento “vuole creare uno Stato etico”.

Il pover’uomo ha voluto usare una parola ed un’espressione che chi sa come aveva inteso da altri. “Etico” deve essergli sembrato termine adeguato ad un Presidente di gruppo del Senato. Un gradino più su di “onesto”, “morale”, etc.

È così incappato in una brutta trappola politico-culturale che può aver fatto capire a qualcuno, un po’ meno digiuno (ma non troppo) del linguaggio della filosofia e della storia, che si fosse lasciato andare ad una confessione di propositi e di ideologie (si fa per dire) magari del suo “maitre a penser” Grillo (e poi vi spiegherò perché…).

Per quella brutta pretesa di usare un linguaggio nientemeno che da persone colte, ha usato tale e quale l’espressione di un’altra categoria di ignoranti, quella dei nostalgici del fascismo, un po’ razzisti, molto forcaioli e, anch’essi, molto fedeli al sentito dire delle loro fantasie ideologiche.

“Noi vogliamo lo Stato etico” è frase che non è rara sentir pronunziare da fascistelli più o meno nostalgici. Che ne sugella subito l’ignoranza ed il vincolo al sentito dire.

Lo “Stato etico” è teoria dell’idealismo ottocentesco riguardante i rapporti tra etica e politica, l’essere dell’etica e dello Stato e del suo potere e funzione.

Perciò secondo quel linguaggio di cui al Senatore Toninelli deve essere arrivato l’eco parecchio deformato, dire di “volere lo Stato etico” è di per sé uno “sfondone”, una baggianata. Come dire “noi vogliamo la gravitazione universale”. La teoria dello Stato etico non ammette, infatti che ci siano Stati etici e non etici.

Che poi, soprattutto ad opera di Giovanni Gentile, l’elaborazione del concetto di “Stato etico” abbia portato a ritenere che il fascismo nelle sue teorizzazioni e realizzazioni concretasse al meglio tale essenza dello Stato (di tutti gli Stati!) e che oggi a parlare soprattutto a sproposito di “Stato etico” siano stati e siano dei nostalgici fascisti non cambia il noccìolo della questione. Al Sig. Presidente Toninelli in vena di “parlar civile”, come si diceva una volta, non è scappata, dunque una confessione di fascismo, ma piuttosto di ignoranza comune a quella dei fascistelli. Ed a quella, bisogna dirlo, dei pochissimi che hanno rilevato la gaffe.

Certo, malgrado quell’assurdità dell’affermazione di “volere” ciò che è o non è un aspetto dell’essere di ogni Stato, il fatto che essa sia oggi (ma anche ieri) monopolio dei fascisti fa una certa impressione.

E Grillo ed i suoi, specie nelle attuali circostanze, dovrebbero starci attenti. Ne hanno uno specifico bisogno, in considerazione delle ignorate radici culturali del “patron ideologico” del cinquestellismo.

A questo punto non posso fare a meno di ricordare quanto già molto tempo fa mi è stato riferito da un serissimo ed attendibilissimo amico, militante anche per qualche anno dopo la mia cacciata, nel Partito Radicale.

Che Pannella abbia tentato di imbarcare (o farsi imbarcare) Grillo non è molto noto ma non è un mistero.

Quel mio amico fu inviato, benché recalcitrante e dissenziente (ma Pannella aveva la capacità di indurre i compagni alle più indicibili assurdità) a sondare Grillo e, credo, a fargli qualche specifica proposta.

Pare che il colloquio sia stato più penoso e balordo del previsto e più inutile.

Ad un certo punto Grillo andò verso una scansiglia di libri (sì…di libri…). Ne prese uno ed, agitandolo come una bandiera proclamò: “Ecco io ho la mia guida! È a questa che mi rifaccio! È questa che mi farà vincere”.

Quel mio amico poté vedere il titolo e capire di cosa si trattasse. Allibì e gli sembrò (ma non so se andò così) di sentirsi sollevato da ogni responsabilità per il fallimento già evidente della sua spericolata missione.

Non faccio il nome di quell’Amico per rispettare il suo diritto di starsene in pace dopo quella (anche per lui) burrascosa e fallimentare militanza. E non dico nemmeno quale fosse il libro “guida spirituale” di Grillo perché in questo momento sembrerebbe che voglia sfruttare troppo il significato dell’episodio. Ma non credo che qualcuno vorrà metterlo in dubbio.

Episodio che evoca il perché a volte l’ignoranza e l’ignoranza del perché certe affermazioni sono veramente da ignoranti, suggeriscono altre considerazioni, positive e sagge che, invece, sarebbero del tutto opportuno e necessarie.

Aggiornato il 28 maggio 2018 alle ore 11:45