Un governo a rischio di deriva autoritaria

Il Governo Conte è nato con il proposito dichiarato di applicare senza modifiche di sorta il contratto di governo sottoscritto dalla Lega e dal Movimento Cinque Stelle. Il Presidente del Consiglio ha manifestato questo suo impegno con sobrietà e con un apprezzabile stile personale. Questo significa che alla lunga, proprio per queste caratteristiche, non sarà solo il terzo marginale del triumvirato al potere ma diventerà un competitore paritario di Matteo Salvini e di Luigi Di Maio.

Ma il ruolo di esecutore in crescita di Conte è solo un aspetto di una realtà rappresentata dalla decisione del Premier di non derogare di un millimetro dalle intese sottoscritte dagli alleati di governo. La mancanza di deroga, però, riguarda i principi e non i tempi. E su questo terreno le deroghe sono già evidenti. L’impegno riguardante il reddito di cittadinanza potrà essere onorato solo dopo il potenziamento dei centri d’impiego. Il ché significa uno slittamento a data da destinarsi di una delle promesse più eclatanti e significative della campagna elettorale. E lo stesso vale per quella flat tax che probabilmente potrà essere sperimentata inizialmente per le imprese dando un nome diverso a misure già in atto, ma che sarà rinviata a momenti più favorevoli per la massa dei comuni cittadini e delle loro famiglie.

Per l’attuazione della parte più qualificante e costosa del contratto di governo, dunque, bisognerà attendere. In compenso le misure meno costose o che non gravano sulle casse dello Stato potranno vedere la luce in tempi molti rapidi. E queste misure riguardano essenzialmente la giustizia visto che inasprire pene, allungare i tempi della prescrizione, accentuare la lotta alla corruzione non comporta alcun esborso da parte delle casse dello Stato.

Ma solo chi ha una concezione puramente ragionieristica delle istituzioni può immaginare che i costi per una società complessa possano essere solo di natura monetaria. Purtroppo, invece, imprimere una svolta ulteriormente giustizialista al sistema giudiziario del Paese non fa spendere soldi ma determina fatalmente una torsione di tipo autoritario destinata a produrre effetti nefasti su tutti i cittadini italiani.

Il pentastellato Danilo Toninelli ha sostenuto che l’obiettivo del suo movimento è di realizzare lo “Stato etico”. Se sa di cosa parla, è un pericolo. Ma se ignora il significato politico e sociale delle sue affermazioni è ancora peggio. L’impegno contro questa deriva autoritaria deve essere il compito di tutti i liberali. Anche di quelli della Lega!

Aggiornato il 05 giugno 2018 alle ore 15:38