L’Inps e le lenti ideologiche di Boeri

Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ritorna sull’equazione di suo conio “più migranti per pagare le pensioni agli italiani”. Lo ha ribadito in occasione della presentazione al Parlamento della relazione annuale sull’attività svolta dall’Istituto previdenziale.

“Senza nuovi ingressi il sistema pensionistico italiano non regge”, è l’assioma dal quale il dominus della previdenza italiana fa discendere il suo ragionamento. Boeri richiama la granitica realtà dei numeri a sostegno delle sue tesi. Troppi i giovani italiani che emigrano all’estero e ai quali la politica non ha dato risposte sufficientemente convincenti a farli restare. Per Boeri nel Paese non c’è adeguata consapevolezza della drammaticità del declino demografico che stiamo patendo. “Gli italiani sottostimano la quota di popolazione sopra i 65 anni e sovrastimano quella di immigrati e di persone con meno di 14 anni”, è messo nero su bianco nella relazione letta dal presidente. Boeri chiarisce che in un sistema a ripartizione, com’è il nostro, le pensioni vengono pagate annualmente con i contributi di chi lavora. Ad oggi il rapporto è in equilibrio perché abbiamo 2 pensionati su 3 lavoratori. Ma domani? Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, a legislazione invariata, dal 2045 ci sarà soltanto un lavoratore per pensionato. Il fenomeno, per Boeri, potrebbe anticiparsi se si procedesse alla modifica della Legge Fornero per la parte che riguarda l’età pensionabile. Un suo abbassamento determinerebbe l’aumento del numero di pensionati al quale corrisponderebbe una diminuzione della platea dei lavoratori. Quale allora la soluzione? L’incremento dei flussi d’immigrati regolari. Per Boeri non vi sarebbe altra strada percorribile. Al contrario, se tale particolare “import” venisse interrotto si perderebbero, secondo stime Eurostat, 700mila persone di età inferiore ai 34 anni nei prossimi cinque anni. Inoltre, il presidente-economista cita l’Ageing Report della Commissione europea per dire che la flessione dei tassi di immigrazione inciderebbe, peggiorandoli, sugli indicatori di sostenibilità del nostro sistema pensionistico con l’inevitabile caduta di fiducia degli investitori sui titoli di Stato italiani. A cui seguirebbe l’inevitabile risalita dello spread che è ormai come il dado da brodo: lo si infila in ogni pietanza.

A Boeri ha risposto a muso duro Matteo Salvini, che ha sollevato un ironico quesito: Ma Boeri dove vive? Su Marte? Francamente, non sentiamo di dargli torto per la reazione stizzita nei confronti del presidente dell’Inps. Anche a noi è apparso insopportabile il carico di faziosità ideologica col quale Boeri ha zavorrato la sua relazione. Studiandone l’intervento si fa fatica a comprendere dove arrivi il tecnico e dove cominci il politico. Bisogna però essere partenopei per apprezzare al meglio la battuta con la quale il ministro del Lavoro Luigi Di Maio, presente all’evento, ha cercato di smorzare la polemica tra Boeri e Salvini. Ha detto il leader post-grillino: andremo d’accordo se il Legislativo fa il Legislativo, l’Esecutivo fa l’Esecutivo e l’Inps fa l’Inps. Devono essere stati i suoi ghostwriter che gliel’hanno scritta bene, quasi a farlo apparire un novello Montesquieu colto nell’attimo di ripensare la separazione dei poteri. Fosse stato per il giovanotto l’avrebbe detta alla maniera sua, di ragazzo napoletano: “Boè si presidente e l’Inps e fa o’ presidente”. Niente a che vedere con lo stile asciutto di Silvio Berlusconi che si sarebbe limitato a un perentorio: Boeri, si contenga. E Salvini? Lui, leghista e pragmatico, va al sodo. Non sappiamo dirlo in lingua meneghina (chiederemo al nostro Pillitteri di tradurre) ma più o meno il concetto suona così: Boeri, smamma! E noi? Cosa possiamo dire, un personaggio del genere non ce lo meritiamo. Soffiare sul fuoco della polemica proprio il giorno in cui quel vigliacco di Oscar Camps, capo della Ong Proactiva Open Arms, osa dire da Barcellona che se ci sono i migranti morti nel Mediterraneo è perché l’Italia cattiva ha chiuso i porti e neanche una parola sui criminali che mandano i poveracci a morire annegati, è da irresponsabili. Se non peggio. Boeri se avesse voluto mantenere un tratto d’onestà intellettuale avrebbe dovuto rappresentare, nella sua relazione, la realtà rinviando alla competenza dei politici la soluzione del problema. Bisogna tenere il sistema pensionistico in equilibrio da oggi ai prossimi trent’anni? Tocca a chi governa sapere come, non al presidente dell’Inps che gioca a fare il terzomondista. Che poi, a passare dalle parole ai fatti, ci si accorge di quanto la sua ricetta sia scritta sull’acqua. Ammettiamo per assurdo di prenderla per buona.

L’Italia, demograficamente declinante, dà un calcio nel sedere ai giovani che chiedono lavoro, alle coppie che vorrebbero mettere su famiglia e fare i figli, e abbraccia il vangelo globalista della mobilità fluida delle masse di lavoratori. Funzionerebbe fin quando dall’altra parte del mare c’è gente disponibile a venire. Ma se per un qualche mutamento d’interessi strategico-economici gli immigrati non arrivassero più da noi? Facciamo nostra la provocazione lanciata dal filosofo Diego Fusaro su “Affari Italiani”: li deportiamo dall’Africa con la forza per pagare le nostre pensioni? Non sarebbe più facile, e desiderabile, che dei nostri anziani ci prendessimo cura noi, magari avviando al lavoro quei milioni di nostri connazionali disoccupati e inoccupati che non aspettano altro? E che si cominciasse a sviluppare una concreta politica di sostegno alla natalità? Già, non si può fare, c’è l’ideologia multiculturalista che non lo permette. Probabilmente ha ragione Salvini, a questo punto è meglio che Boeri riponga le sue cose in uno scatolone e sgombri l’ufficio.

Aggiornato il 05 luglio 2018 alle ore 13:20