Un Governo delle tensioni interne

giovedì 12 luglio 2018


Neanche l’illustre Antonio Patuelli dell’Abi, profetizzando un’Italia dei soldi che rischia di fare la fine dell’Argentina, ha scioccato quelli del Governo, tutti presi dalle ambasce degli sbarchi. Preoccupazioni e, ovviamente, frizioni, pareri diversi, divaricazioni interne sulle quali, peraltro, è stato steso un lenzuolo di smentite giacché, al contrario delle insinuazioni dei media cattivi, l’Esecutivo viaggia d’amore e d’accordo su tutto. E l’immigrazione, i barconi, i canotti, le navi dai nomi esotici come la “Vos Thalassa”; ebbene, tutto questo bailamme che fine ha fatto?

Intanto, il Governo non è affatto d’amore e d’accordo al suo interno cosicché gli scontri, immediatamente smentiti e soffocati, sono all’ordine del giorno tanto più che le vere e proprie minacce (di legge, e non solo) nei loro confronti da parte di Matteo Salvini non tendono a diminuire, anzi. Intendiamoci, fare il ministro degli interni di questi tempi non è affatto distensivo tanto più che Salvini si allarga fino a occupare spazi e competenze, ad esempio, del collega governativo ai Trasporti il quale, a sua volta, non può che placare le onde delle eventuali differenze interne e mostrarsi disteso e sorridente. Chi si contenta gode, dice l’antico adagio.

La questione degli sbarchi è sempre d’attualità e ogni giorno porta con sé differenziazioni e, ovviamente, tensioni in un Esecutivo come questo e proprio in ordine alla vicenda della nave suddetta, dal nome greco ma dalla proprietà italiana, essendo un rimorchiatore al servizio delle piattaforme petrolifere, intervenuto in acque libiche per rimorchiare una sessantina di migranti. E siccome l’intervento anticipava quello della guardia costiera libica, il nostro ministero degli interni non concedeva l’autorizzazione ad avvicinarsi ai porti italiani cosicché i migranti sono stati di nuovo imbarcati su un nave della Guardia costiera, ma nostra, che pure, fa notare il Viminale, “era più lontana rispetto ai libici che stavano entrando in azione” aggiungendo, comunque, che “il ministro non cambia” (Italia Oggi).

Se il ministro Salvini non cambia, quello dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha invece promosso un intervento per far sbarcare i migranti in Italia. Le ragioni? Scritte su Twitter chiarendo che i 66 facinorosi, tra loro donne e bambini, si sarebbero ammutinati nei confronti dell’equipaggio della Vos Thalassa all’annuncio dell’arrivo della marina libica col compito di trasportarli in Libia. Non solo, ma i suddetti sessantasei, secondo il ministro grillino “stavano mettendo in pericolo di vita l’equipaggio della Vos Thalassa. Ora avanti con le indagini per punirli”. Intanto, qualche attimo prima dell’intervento suddetto, il ministro Salvini aveva sottolineato e chiarito che, anche se a bordo della Guardia costiera, i 66 migranti soccorsi dalla nave Vos Thalassa non sarebbero affatto sbarcati in Italia. Fine della storia? No. Infatti la nostra Guardia costiera ha diffuso una nota che informa di una decisione del tutto diversa se non contraria: “Siamo intervenuti a tutela dell’equipaggio della Vos Thalassa”.

E Palazzo Chigi, che fa, che dice, come interviene? Con un vertice fra il Premier e i ministri della Difesa, degli Esteri e delle Infrastrutture. Della durata di un’ora, il vertice, come ha detto il Presidente del Consiglio, ha discusso delle conclusioni del vertice europeo per renderle operative e attuative, gettando così le basi per una strategia italiana programmata rispetto alla questione immigratoria, di giorno in giorno sempre più seria. E ha assicurato che, comunque, l’Italia “mantiene posizioni ferme sul tema dell’immigrazione”. Comprese le tensioni. Interne.


di Paolo Pillitteri