La polarizzazione nel centrodestra e la sorte di FI

Non sarà la vicenda della presidenza della Rai a far saltare in aria il centrodestra. Ma sarà la vicenda della Rai a definire i nuovi rapporti all’interno del centrodestra provocando una sorta di polarizzazione tra la Lega, presente nel governo e decisa a restarci il più a lungo possibile, e Forza Italia, sempre più radicata all’opposizione ma intenzionata a non lasciarsi fagocitare dall’ingombrante e prepotente alleato.

Questa polarizzazione è destinata a provocare il progressivo assorbimento di Fratelli d’Italia da parte del partito di Matteo Salvini. Ciò che è avvenuto nel Consiglio comunale e nei Municipi di Roma, dove un numero consistente di eletti nel partito di Giorgia Meloni è passato armi e bagagli nelle file leghiste, è fin troppo significativo. I richiamo del sovranismo e del lepenismo all’italiana di Salvini è troppo forte per una base di Fratelli d’Italia ancora fortemente ideologizzata ma, al tempo stesso, ben consapevole dell’onda di piena che spinge a livello nazionale e locale l’ex Carroccio. Può essere che la Meloni riesca ad ottenere qualche vantaggio a livello nazionale dal suo ruolo attuale di supporto esterno di Salvini, ma è fin troppo scontato che nel medio periodo il rischio a cui va incontro il suo gruppo politico è di essere fagocitato dall’alleato maggiore.

Diverso il caso di Forza Italia, che più cresce il polo salviniano nel centrodestra più è spinta dalla necessità e dalle circostanze a ribadire e consolidare il suo ruolo di polo centrista dello schieramento moderato. Rompere con la Lega è impossibile. Perché l’alleanza nelle regioni tiene e nessuna speranza di tornare al governo nazionale potrebbe essere coltivata decidendo di uscire dal centrodestra. Ma competere con Salvini per diventare l’alleato indispensabile nella prospettiva di continuare a guidare il Paese dopo la sempre possibile rottura dell’alleanza con i grillini, è l’unica strada che Forza Italia possa pensare di seguire.

Per farlo, però, il partito di Silvio Berlusconi deve uscire dalla logica dell’arroccamento ed entrare in quella dell’apertura a tutte quelle forze nazionali o locali, identitarie e civiche, che si considerano componenti naturali dell’area centrista.

Non si tratta di un’impresa semplice. Perché la tendenza a chiudersi nella ridotta è forte. Ma la storia insegna che le ridotte prima o poi vengono smantellate. Antonio Tajani, che conosce la storia, sa che senza l’allargamento al centro in vista delle elezioni europee per Forza Italia non c’è partita.

Aggiornato il 01 agosto 2018 alle ore 12:08