I troll come la vecchia Radio Praga

martedì 7 agosto 2018


Una volta ogni partito di massa aveva un ufficio stampa e propaganda che trasformava in comunicazione tesa a influenzare il più possibile l’opinione pubblica le linee e le strategie del vertice della forza politica.

Il più attivo e, soprattutto rinomato, era quello del Partito comunista italiano. Non solo perché tra i suoi funzionari c’era il fior fiore della cultura comunista selezionato nella famosa scuola delle Frattocchie e destinato a salire nei piani alti del partito. Ma perché l’organismo propagandistico aveva il duplice e difficile compito di indirizzare l’egemonia culturale che il Pci era riuscito a conquistare nel Paese nel rispetto e nell’applicazione delle linee guida provenienti dalla casa madre rappresentata dall’Unione Sovietica.

I partiti più avanzati e organizzati del Terzo Millennio non hanno scuole come quella delle Frattocchie o come quella della Camilluccia della Democrazia Cristiana e neppure mastodontici uffici stampa e propaganda con il compito di suonare la grancassa della comunicazione. Operano sulla Rete con i cosiddetti “troll”, che usano account aperti in altri Paesi per trasformare in tempo reale le scelte politiche del leader e del suo gruppo dirigente. I nostalgici del bel tempo passato possono anche dispiacersi dell’evoluzione degli strumenti della comunicazione politica. Ma questa è la realtà. E la forza politica che non si adegua a questo fenomeno e rimane ferma al vecchio sistema dell’apparato propagandistico perde progressivamente la sua capacità di presa sull’elettorato.

Può essere che questa innovazione possa tradursi in qualche caso particolare in ipotesi di reato. La Procura di Roma indaga per verificare la fattispecie di attentato alla Costituzione nella virulenta campagna scatenata sul web da anonimi “troll” contro il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la passata crisi di governo. Ma non è necessario mobilitare polizia, carabinieri, Guardia di finanza e servizi segreti per scoprire che, nell’istante immediatamente successivo alla dichiarazione con cui il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, chiese la messa in stato d’accusa del capo dello Stato perché aveva considerato chiuso il primo mandato a Giuseppe Conte e aveva incaricato Carlo Cottarelli di formare un governo tecnico, la Rete venne invasa da raffiche di richieste analoghe contro Mattarella condite dagli insulti più pesanti e assurdi.

Esiste una connessione tra l’iniziativa politica di Luigi Di Maio e lo scatenamento dei misteriosi “troll”? Se ci fosse l’accusa di attentato alla Costituzione dovrebbe essere mossa in primo luogo al capo grillino. Ma se si entra nell’ordine di idee che i nuovi media hanno sostituito i vecchi sistemi di comunicazione dei partiti non c’è altro da fare che separare la giustizia dalla politica. E seguire l’esempio di chi negli anni Cinquanta sapeva che Radio Praga era il braccio propagandistico estero del Pci e lasciò che il fenomeno si esaurisse senza l’intervento della magistratura.


di Arturo Diaconale