Ancora e sempre per un nuovo liberalismo

Vorrei una volta tanto essere una grande personalità, una voce che conta e che si impone. Solo per questo: per poter levare un appello ai miei Concittadini italiani ed europei. A tutte le donne ed agli uomini. Un appello per un nuovo, forte, appassionato liberalismo. Senza se e senza ma, senza compromessi e mascheramenti. Ho passato una vita a sognare la mia Patria, il Mondo, liberi, governati con libere istituzioni. Protesi al fine di realizzarle a pieno e di raffinarle.

Ho assistito allo scempio dell’Europa liberale, violentata e trascinata nel fango e nel baratro delle nefandezze della violenza dal fascismo e dal comunismo. Ho assistito all’opera nefasta della tenaglia catto-comunista contro la libertà e le libertà. Ho sperato ed ho operato, per quel che ho potuto e saputo, cercando sponde vicine al mio pensiero ed al mio impegno politico, sulla capacità altrui di comunicare, di suscitare attenzioni e, magari entusiasmi, ritenendo che ciò fosse un liberalismo nuovo arricchito di una grande capacità di farsi comprendere ed amare. Ho commesso errori gravissimi.

Libertà, Libertà, Libertà e Ragione, Ragione, Ragione. Non sono cose, non sono ideali per i quali e con i quali si può e si deve venire a patti con nessuno. Tanto meno con i saltimbanchi delle libertà sostanzialmente tradite e incomprese. Quello che è stato il mio fallimento politico è, al contempo, e rappresenta la fiamma viva ed inestinguibile della volontà di vita dell’Umanità: tutta. Tutta libera.

Ci siamo liberati, negli anni di questo mio disperato pensare ed operare per la libertà, del lugubre fascismo, del marxismo ottuso e terribile. E di una buona parte del clericalismo che era diventato suggello di una società appiattita nel falso miraggio di un antiliberalismo condiviso con le peggiori correnti del pensiero.

Siamo ora nel fango? Siamo a terra? Forse. Si è sempre a terra quando non si è impegnati a difendere il meglio del nostro mondo. Dobbiamo essere insoddisfatti. Ma pieni di speranza. Dobbiamo guardare al meglio della nostra storia. Che c’è. E guardare avanti sfidando l’imbecillità, il torpore, la rassegnazione.

Se c’è qualcosa che vorrei lasciare ai miei giovani amici è questa convinzione. Questo slancio così poco senile. Fare politica non è un progetto per andare al governo il mese prossimo. Occorre sapere guardare anche lontano. Non certo all’utopia. Ma con la speranza e con la fiducia nella ragione.

Aggiornato il 04 ottobre 2018 alle ore 16:29