La manina di salvataggio

Entrare nell’iperuranio di Luigi Di Maio, certamente dominato da imperscrutabili progetti per l’intera umanità, non è impresa facile. Tuttavia, valutando la difficilissima situazione politica in cui il genio di Pomigliano d’Arco si è andato a cacciare, la manina dallo stesso evocata nel salotto di Bruno Vespa sembrerebbe una sorta di ciambella di salvataggio, costruita ad arte dallo stato maggiore grillino, per rompere una alleanza di Governo sempre più impossibile e togliersi, per così dire, momentaneamente d’impaccio. Ma quale che sia la conclusione di una vicenda a dir poco imbarazzante, scaturita dal crescente mal di pancia dei pentastellati per la pacificazione fiscale, alias condono, fortemente voluta dalla Lega, le pressioni interne ed estere che stanno letteralmente divorando le due forze al potere vanno ben al di là dei mugugni della base grillina per questo provvedimento.

Con lo spread che viaggia velocemente verso la zona di non ritorno dei 400 punti, il prossimo inevitabile declassamento da parte di due importanti agenzie di rating, l’altrettanto inevitabile bocciatura da parte dell’Europa di una Manovra sostanzialmente truccata, con un tasso di crescita previsto che non sta né in cielo e né in terra, e la sempre più chiara consapevolezza maturata dall’Esecutivo giallo-verde che i miracoli annunciati non verranno mai realizzati, un palpabile nervosismo sembra aver preso il posto, in particolare nell’atteggiamento del Giggino nazionale – certamente un politico di risulta assai meno freddo del suo amico-serpente Matteo Salvini – della ostentata spavalderia di qualche settimana fa.

D’altro canto, sospinto sul ciglio del baratro politico dall’inesorabile opposizione della realtà, è del tutto fisiologico che il capo politico del Movimento 5 Stelle cerchi di aggrapparsi al primo appiglio che trova sul cammino del più caotico Esecutivo della storia Repubblicana. Qualsiasi pretesto è buono per poter addossare a qualcun altro la responsabilità di non essere riusciti a perseguire una folle linea politica la quale, similmente a quella di Salvini, è riuscita a convincere la maggioranza degli elettori di questo disgraziato Paese ad autoinfliggersi una punizione senza precedenti. E dato che prendersela con il complotto esterno appare sempre più arduo, dal momento che è praticamente l’intero mondo circostante a bocciare la “Manovra del popolo”, a Di Maio e soci non resta che lasciare l’enorme cerino acceso nelle mani del capo indiscusso della Lega. O almeno provare a farlo.

 

 

 

Aggiornato il 22 ottobre 2018 alle ore 11:36