Attacco alla fortezza Europa

mercoledì 24 ottobre 2018


Dunque, alla fine è arrivata l’attesa bocciatura preventiva da parte della Commissione europea della Manovra economica del Governo dei miracoli.

Un fatto senza precedenti nella storia comunitaria. Introdotta nel 2013, la possibilità di respingere una Legge di Bilancio di uno Stato membro non era mai stata usata, come ha tenuto a sottolineare il Commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici. In estrema sintesi, in sintonia con la vasta platea di coloro i quali la considerano sciagurata, la “Manovra del popolo” è stata in toto rigettata da Bruxelles perché le stime e i numeri che essa contiene non sono risultati minimamente credibili. Così come ben poco credibile, se non addirittura provocatorio, è apparso il progetto strampalato di abbattere il nostro colossale debito pubblico generando altro debito.

Se poi consideriamo che alla base dell’intera operazione di “rilancio” dell’economia, ben al di sopra delle previsioni più autorevoli, vi sono due misure della peggiore spesa corrente e di chiaro sapore elettoralistico, come il reddito di cittadinanza e la sciagurata controriforma delle pensioni, era assolutamente scontato che questo primo assalto alla fortezza Europa si sarebbe concluso in una débâcle politica su tutta la linea per il cosiddetto Governo del cambiamento.

Débâcle in quanto, checché ne dicano i nostri sovranisti giallo-verdi, in virtù della loro mossa del cavallo, o forse sarebbe meglio dire dell’asino volante, nell’Unione europea si è creato un compatto schieramento, che comprende pure i Paesi che sulla carta si troverebbero in sintonia con il nuovo corso italiano, che si dichiara esplicitamente ostile alla rinnovata politica di deficit spending dei fenomeni al potere. E se questi ultimi pensano di portare a più miti consigli l’intero consesso comunitario, minacciando di trascinare l’Italia sulla soglia del collasso economico e finanziario e, dunque, evocando lo spettro di un catastrofico effetto contagio, è assai probabile che il loro irresponsabile azzardo li conduca, insieme all’intera comunità nazionale, a sbattere sovranamente la testa contro un muro di cemento armato.

Soprattutto da quando la Bce si è dotata di un formidabile strumento come l’Outright Monetary Transactions, di fatto un meccanismo di acquisto diretto dei titoli del debito di un membro in difficoltà, il rischio default anche di un Paese “too-big-to-fail” come il nostro è stato sostanzialmente segregato al Paese medesimo, che in caso di salvataggio sarà costretto a seguire una rigida politica di bilancio.

Ma tutto ciò non sembra aver minimamente scalfito la sicurezza di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, i due dioscuri al potere. Quest’ultimo, in particolare, ha sciorinato alla stampa un ragionamento talmente logico e coerente da far impallidire la celeberrima vérité de La Palice: “Credo che avremo delle settimane di forte interlocuzione con la Commissione europea, ma sia i mercati sia la Commissione potranno apprezzare il fatto che questo è un governo che crede in quello che fa. E chi crede in quello che fa ed è nella ragione non ha nulla da temere”.

Ora sì che ci sentiamo tutti decisamente più rassicurati. Dopo queste illuminanti parole del cambiamento, lo spread non ci farà più paura.


di Claudio Romiti