Riprendere la politica, e farla

Può essere stato, anzi deve essere stato il ricordo dell’ultimo libro di Bettino Craxi - presentato a Milano a cura della Fondazione guidata dalla figlia del leader socialista - che ha dato una sorta di spinta (spintarella?) al Cavaliere, nientepopodimeno che a favore della politica. Certo, di questa “cosa” che da troppo tempo latita, si è assentata senza chiedere scusa e se ne sta non si sa dove mentre l’Italia ne avverte più il bisogno.

Politica, come andiamo dicendo e sottolineando da tempo, che necessita come il pane di quel nutrimento che si chiama opposizione, anche questa assai poco presente da tempo nel panorama delle forze, movimenti e personaggi sotto l’italico cielo, sicché il suo ritorno, soprattutto nelle parole di Silvio Berlusconi, non può che essere benvenuto. La distinzione fra statista e politico, come ha ricordato il leader di Forza Italia, è di un grande personaggio non dimenticato come Alcide De Gasperi, secondo il quale “il politico guarda alle prossime elezioni, lo statista guarda alle prossime generazioni”.

La definizione ricordata è servita al Cavaliere per un excursus lungo la traiettoria craxiana con i rimbalzi fra passato e presente riconoscendo l’attualità delle “sue riflessioni sul cattivo europeismo, sui problemi legati alla nascita della moneta unica, sulla stabilità del Nord Africa, sulla necessità di favorire lo sviluppo dei Paesi più poveri per evitare l’esplodere di tensioni planetarie, sono tutti argomenti che hanno trovato drammatiche conferme negli anni successivi alla sua scomparsa. E non c’è bisogno di essere d’accordo su tutto per apprezzarne la lucidità e la profondità della sua visione”.

Parlare di un leader politico ancorché scomparso serve sempre a far ritornare d’attualità ragionamenti e riflessioni per coniugarne, al presente, la validità e la portata, e in questo senso il discorso, anche grazie alle sollecitazioni di Alessandro Sallusti, si è attualizzato nei ragionamenti e nelle polemiche sia nei confronti della Lega salviniana, sia nei confronti dei pentastellati, alleati in una maggioranza di governo che non piace affatto.

Non sono state risparmiate osservazioni critiche e polemiche verso un Movimento 5 Stelle il cui balletto sulle infrastrutture ci fa perdere la fiducia degli investitori da cui dipende il nostro debito e, “se non si può festeggiare se lo spread scende un po’, uno sguardo è da rivolgere sia ai titoli pubblici che hanno perso il 15 per cento del loro valore e i titoli pubblici nel patrimonio delle banche sono andati giù pure loro, sia nei confronti dei rischi della patrimoniale giacché a muovere i Cinque Stelle è l’invidia sociale”.

Nelle loro riunioni si ispirano, spesso e volentieri, allo Stato etico che è considerato l’anticamera della dittatura. Ma anche, e staremmo per dire soprattutto nei confronti della Lega, non sono mancate le classiche zampate sol che si pensi che il Salvini alleato elettorale di Berlusconi è oggi al governo proprio con quei pentastellati che non gli hanno mai riservato molti riguardi, anzi.

Un governo basato su “un’alleanza innaturale” dove l’assistenzialismo è un ritorno al peggiore passato in nome di un populismo di pura demagogia e nessuna visione vera, presente e futura, della complessa e ricca società italiana, in un quadro nel quale prevalgono i “no” alle grandi opere infrastrutturali, tanto più utili al Paese quanto più inquadrate nel panorama europeo e mondiale.

Ma il vero colpo basso a Matteo Salvini sta in una sorta di ultimatum rivoltogli per rompere con i 5 Stelle o addio all’alleanza, invitando i leghisti a dare una data certa entro la quale romperanno il patto coi grillini altrimenti sarà difficile, se non impossibile, stare insieme. Chiaro, vero?

Ma siccome a un Cavaliere in forma non dispiacciono i finali per dir così ad effetto, eccone l’ultimo, col classico “in cauda venenum”.

“Mi sono guardato allo specchio e mi sono detto: tu sei il signore che ha impedito ai comunisti 25 anni fa di andare al potere. Ma mi sa che devi impegnarti ancora perché succeda lo stesso con i Cinque Stelle”.

Alla prossima.

Aggiornato il 31 ottobre 2018 alle ore 09:58