Usa, midterm: Trump azzoppato, ma non troppo

mercoledì 7 novembre 2018


I democratici riconquistano la Camera. I repubblicani rafforzano la loro maggioranza al Senato. A prima vista, il risultato delle elezioni di midterm negli Stati Uniti sembra semplice da interpretare, anche se apparentemente contraddittorio. In realtà, l’America divisa del 2016 esce ancora più polarizzata dalle urne. Con entrambi i partiti – e il presidente Trump – di fronte a una serie di scelte strategiche che influenzeranno pesantemente il voto del 2020.

Alla Camera la tanto invocata “onda blu” si è manifestata solo in parte. I democratici hanno sfondato nei sobborghi più ricchi (molti dei quali già vinti dalla Clinton due anni fa), ma non sono riusciti a penetrare in profondità nei red state repubblicani, dove il messaggio del presidente su immigrazione e economia è arrivato forte e chiaro. Alla fine dei conteggi, i Dem dovrebbero poter contare su 228-230 seggi, a fronte dei 218 necessari per avere la maggioranza. Un buon risultato, ma distante dalle proporzioni del “bagno di sangue” che molti si aspettavano alla vigilia.

E poi c’è il Senato. La mappa favoriva strutturalmente i repubblicani, ma almeno fino allo psicodramma della conferma di Brett Kavanaugh alla Corte Suprema, più di un analista aveva ipotizzato una possibile vittoria democratica. Invece non solo non è arrivata la vittoria, ma i repubblicani hanno portato la loro maggioranza da 51 a 53 (a meno di un ribaltamento nello scrutinio in Arizona), in attesa di un runoff piò o meno scontato in Mississippi. In particolare, il GOP ha perso il Nevada ma ha detronizzato gli incumbent democratici in Indiana, North Dakota e – un po’ a sorpresa – in Florida. Proprio il Sunshine State ha rappresentato la nota più amara per i Dem, che hanno perso al fotofinish, oltre al Senato, anche la gara per il governatore. Sfida nella quale, per spingere oltre il traguardo il progressista afroamericano Andrew Gillum (ex sindaco di Tallahassee) hanno buttato sul piatto tutto quello che avevano: un’enorme quantità di denaro, la narrazione univoca dei media e una sfilata imbarazzante di celebrità. Indietro nei sondaggi, invece, alla fine ha prevalso l’ex governatore dello stato, Rick Scott.

Adesso, con il Congresso diviso a metà, per entrambi i partiti si aprono scenari interessanti. In particolare, i Dem sono davanti a un bivio ben riassunto ieri notte dall’ex governatore democratico della Pennsylvania, Ed Rendell, commentando i risultati elettorali: “Investigate or legislate”. Puntare tutto, insomma, su un attacco frontale al presidente sommergendolo di commissioni parlamentari d’inchiesta. Oppure provare la strada della legislazione “normale” che passa, necessariamente, da una serie di compromessi con Senato e Casa Bianca. Il rischio, nel primo caso, è quello di finire come i repubblicani di Newt Gingrich nel 1996 dopo il fallito tentativo di impeachment contro Bill Clinton. Nel secondo caso, invece, la base democratica potrebbe arrivare demoralizzata all’appuntamento delle prossime presidenziali. Favorendo così un Trump azzoppato, ma non troppo, dai risultati delle midterm.


di Andrea Mancia