Delirio allo stato puro

Con la grottesca questione del franco Cfa, sollevata da Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, abbiamo raggiunto un livello di delirio politico senza precedenti. Parole e prese di posizioni irresponsabili contro un alleato storico dell’Italia, la Francia, che si basano su un assunto totalmente destituito di fondamento. E in questo senso stupisce che la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, si sia addirittura indignata in diretta televisiva nei confronti di chi, bontà sua, le avrebbe scippato la progenitura di una tale scempiaggine.

In breve, come ampiamente dimostrato da un sito francese di fact-checking legato al quotidiano “Le Monde”, non esisterebbe alcun nesso causale tra l’utilizzo della citata moneta con i flussi migratori che attraversano il Mediterraneo, così come sostenuto da i due cervelloni a 5 Stelle. Parimenti, la stessa valuta africana utilizzata dai Paesi che facevano  parte delle colonie francesi, non viene stampata in Francia e non crea assolutamente alcun vantaggio economico ai cugini d’Oltralpe, i quali non imporrebbero alcuna tassa coloniale d’Egitto, tanto per restare in tema.

In realtà,  secondo un illuminante video postato sul web dall’ottimo Luigi Marattin, il franco Cfa fu liberamente scelto da 14 Stati africani tra il 1959 e il 1962 allo scopo di restare in regime di parità fissa col franco francese, per poi successivamente passare in rapporto diretto con l’euro. Ciò per la fondamentale ragione di evitare i rischi, che ogni Paese in via di sviluppo corre, legati alle fluttuazioni del mercato valutario, soprattutto quando buona parte del proprio debito pubblico è denominato in monete forti.

Tant’è che questa incredibile quanto imbarazzante panzana, espressa da un vicepremier, nonché ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, ha creato un surreale incidente internazionale, suscitando grande sconcerto in Europa e costringendo il ministro francese per gli Affari europei, Nathalie Loiseau, a convocare d’urgenza l’ambasciatore italiano a Parigi.

Spero francamente che la cosa non si chiuda qui e che dia la possibilità ai nostri vari conduttori di programmi di approfondimento radio-televisivo, spesso abbastanza distratti su questo fronte, di aiutare  molti milioni di italiani a comprendere fino in fondo a chi hanno affidato le sorti del Paese. Si sono messi nella mani di una schiatta di politici del cambiamento che l’unica cosa che sembrano saper fare  è quella di inventarsi un nemico, esterno o interno che dir si voglia, al fine di nascondere i loro inevitabili fallimenti. Da non credere.

Aggiornato il 22 gennaio 2019 alle ore 11:21