Per Bankitalia è recessione, per Di Maio è il solito errore

Non credo sia mai accaduto nella storia della nostra Repubblica che un coro quasi unanime di organismi ed enti tecnici, di operatori economici, espressioni di quello che dovrebbe costituire il motore pensante ed operante dello Stato e della società civile italiana, si levasse a formulare giudizi negativi sul Governo, sui suoi esponenti e sulle sue decisioni.

Una prima considerazione. Se questo è l’atteggiamento del “motore pensante”, le “cinghie di trasmissione” dell’informazione, non tanto i giornali e i giornalisti, ma i “maestri del pensiero”, quelli che nei più vari centri di elaborazione di formazione e di controllo dell’opinione pubblica (che da tali centri è condizionata ed indirizzata più di quanto non si creda e non si riesca ordinariamente a percepire) non si può certo dire che abbiano scatenato contro il Governo, i governanti, gli esponenti della maggioranza parlamentare, la loro cultura (cioè incultura), una altrettanto unanime, determinata, organizzata campagna di denigrazione e di demonizzazione quali ne abbiamo conosciute in passato.

Al paragone del “trattamento” che giornalisti, comici, vignettisti, politologhi, hanno in passato, con un ritmo e con una sottile e costante linea di manipolazione dell’opinione pubblica nei suoi strati diversi e pur contrapposti riservò ad uomini di Stato come Craxi, Fanfani, Andreotti, Moro (vivo), Saragat e centinaia di altri, ma soprattutto a Berlusconi, e poi, molti altri dei suoi anni, è stata ed è decisamente benevola quella riservata a figure che sembrano nate e costruite nei cabaret e negli show televisivi. Un Toninelli, un Fico, un Salvini, un Di Maio e tutti gli altri.

Gli uomini e le cose dell’indicibile ignoranza, della ridicola supponenza degli “Amici del Bar dello Sport” che oggi reggono le sorti del nostro Paese, sono, al paragone di Berlusconi e di tutti gli altri che lo hanno preceduto, dei privilegiati di fronte all’uso delle penne dei giornalisti, nelle matite dei vignettisti, nelle rappresentazioni dei comici.

Una prima considerazione è quella che la demolizione della classe politica italiana iniziata con l’operazione “Mani Pulite” fu condotta con una strategia ben determinata, mezzi imponenti e obiettivi ben individuati. E denaro. Molto denaro. Bisogna dire, peraltro, che l’impudenza di questi personaggi da avanspettacolo è del tutto speculare e proporzionale all’indulgenza dei media nei loro confronti. Altrimenti un Toninelli non oserebbe manco guardarsi nello specchio, e molti altri finirebbero per scoppiare a ridere pensando a se stessi.

Così Governo e governanti danno ogni giorno prova di strafottersene dei più pesanti giudizi sul loro conto, sulle più nere previsioni sugli effetti delle loro dissennatezze, benché formulate dalla più elevata e capace burocrazia al loro servizio. Giorni fa un annunzio funesto è arrivato (tuttavia edulcorato dai media) alle orecchie degli Italiani non del tutto dormienti. La Banca d’Italia, uno dei gangli essenziali della finanza e dell’economia del Paese, ha parlato di “recessione”. Una parola terribile per ogni uomo di Governo dotato di un minimo di cervello e di coscienza dei propri doveri e delle proprie responsabilità. Un giudizio che, per il suo tenore e per la sua provenienza avrebbe dovuto imporre l’immediata presa in considerazione di misure specifiche straordinarie.

Luigi Di Maio ha replicato quasi con allegria. “Sì, è vero, Bankitalia dice che andiamo incontro ad un baratro, però sbaglia sempre. Quindi, allegri!”. “Tutto va ben madama la marchesa. Molti anni fa un anziano signore dalla salute decisamente allarmante, rifiutava ostinatamente di farsi visitare dai medici di chiara fama con questa motivazione: “Se uno di questi mi trova un qualche brutto male, sono fottuto. È meglio che vada da un medico che mi lasci la speranza che abbia sbagliato”.

Così la pensa anche Di Maio. La recessione? Se a pronosticarla è Bankitalia, allegri! Quelli sbagliano sempre. Vedrete che andrà tutto bene. Merito nostro, soprattutto di esserci riservati queste vie d’uscita sui pronostici! La teoria Di Maio è più diffusa di quanto non si creda. Ed assai più pericolosa.

 

 

Aggiornato il 24 gennaio 2019 alle ore 10:33