Negozi chiusi durante la recessione

È significativo che nel giorno in cui la Banca d’Italia accerta che l’Italia è in recessione, la maggioranza di governo presenti alle Camere la proposta di legge per limitare la libertà di apertura dei negozi.

La proposta, frutto di accordo tra Movimento 5 Stelle e Lega, ribalta la disciplina attuale: dalla libertà di tenere aperti i negozi la domenica, si passa all’obbligo di tenerli chiusi per la metà delle domeniche e in 12 festività nazionali, con una deroga per 4 giorni di apertura a scelta delle regioni. Le sanzioni per chi apre nei giorni di divieto vanno dai 10mila ai 60mila euro, raddoppiati in caso si sia già stati colti in flagrante.

In fatale solitudine, l’Italia si sta allontanando sempre di più dallo stato di salute del resto d’Europa, come abbiamo ripetuto nelle note di aggiornamento del Superindice.

“Ora però - dichiara Serena Sileoni, vicedirettore dell’Istituto Bruno Leoni - non lo diciamo più solo noi: lo ha detto il premier Giuseppe Conte. Lo dice anche la Banca d’Italia. Mantenere in capo ai negozi la libertà di scegliere quando stare aperti o chiusi non cambierà da sola il destino della recessione, ma c’è da credere - perché ci sono anni di esperienza italiana e straniera a dimostrarlo - che può contribuire a farlo. Consentire ai negozianti di decidere autonomamente quando restare aperti, senza trattarli come criminali se vogliono vendere per una domenica in più, è un investimento a costo zero e un atto di fiducia verso la capacità della società di trovare la strada della ripresa. Esattamente quello che serve al nostro Paese, al contrario di quello che il Governo crede”.

Aggiornato il 01 febbraio 2019 alle ore 13:50