Se Berlusconi ritorna...

Matteo Renzi, va pur detto nonostante il suo fare spiccio (in televisione), non si sa esattamente cosa voglia fare. In ritardo e con una certa svogliatezza, a modo suo, ha aderito all’iniziativa di Carlo Calenda. A quanto pare continua a non dare molto credito a qualsiasi prospettiva di un suo partito sullo sfondo di una crisi piddina che andrà, di certo, per le lunghe.

Il fatto, abbastanza nuovo, sta nelle difficoltà e nelle incapacità di questo governo nella misura e nella sostanza di una abbastanza prossima resa dei conti, anche con se stessi, di chi ci governa. Poi si vedrà. Il quadro parlamentare, comunque, è destinato ad animarsi, non foss’altro perché le discussioni di bilancio e finanziarie sono prossime e gli scontri, e non solo fra maggioranza ed opposizione, saranno tutti da vedere. Purtroppo. In effetti, ciò che a non pochi è di tutta evidenza, la maggioranza non pare avere lasciato alle spalle l’ultima campagna elettorale, adagiandosi in quel successo non facilmente ripetibile e in quei toni e accenti fuori misura funzionale alla narrazione di successi governativi che, allo stato, non paiono francamente degni della grancassa mediatica così cara a un Luigi Di Maio.  

Sullo sfondo la giustizia, oltre che le navi più o meno ong che sbarcano immigrati, c’è sempre una giustizia che sembra avere perso una qualche credibilità e, da non pochi, viene giudicata di parte laddove il conflitto fra politica e magistratura non è affatto di oggi e risale ai tempi, invero lontani ma pur attuali di quel Di Pietro, e non si è ancora sanato, tale conflitto.

In un quadro del genere, come non giudicare traballante (ad essere buoni) questo stato di cose governative in cui, come si diceva, trombe e tromboni si affannano nel dare suoni mediatici, soprattutto televisivi, ad uno scenario che si confonde, enfatizzandolo, con una narrazione-spettacolo, ignorando completamente l’obbligo precipuo di chi è stato chiamato a Palazzo Chigi per dare risposte fattuali ai problemi di un Paese immerso da un lato nel Mediterraneo e dall’altro incapsulato volontariamente nelle logiche europee. E non solo.

Cosicché, le uscite in questi giorni di Silvio Berlusconi non possono non assumere non soltanto inflessioni ma toni squisitamente (e finalmente) politici, nel senso che riprendono una sorta di heri dicebamus ma coniugato al presente e al futuro, anche sull’onda, è il caso di dirlo, di quella Stefania Prestigiacomo che ha offerto la puntata di una storia di quel mare nostrum che non ha ormai più nulla a che fare con le battaglie di mare intese come giochi.

Qualcuno ha voluto vedere negli interventi di questi giorni del Cavaliere una sorta di ri-discesa in campo che, comunque, rientrerebbe nelle logiche e nei modi di fare di un personaggio che ha comunque guadagnato uno spazio e un ruolo storici a cominciare da quella vera e prima discesa nel campo di una politica che, in quegli anni Novanta stava chiudendo la lunga parentesi della Prima Repubblica attribuendogli anticipatamente il palmares per l’avvio della Seconda.

Intendiamoci, questi ultimissimi interventi berlusconiani sono tanto più interessanti quanto meno erano e sono stati i suoi rivolti all’interno di un movimento-partito che ha pure in lui il punto di riferimento insostituibile, ma che proprio questo sembra aver annullato o quasi le indispensabili esigenze comuni ad ogni partito e, a maggior ragione, necessarie se non indispensabili per una Forza Italia dove la stessa consistenza se non esistenza erano, sono e saranno garantite dalla strutturazione e validità e rappresentatività di gruppi dirigenti degni di questo nome, a tutti i livelli, onde evitare anarchie locali e nazionali. Un inizio, dunque, con un cammino da percorrere non così facile e neppure breve, anche se si staglia fra pochissimi mesi il primo traguardo di tappa: le elezioni europee.

Aggiornato il 01 febbraio 2019 alle ore 20:30