La strage di Christchurch e il veleno multiculturalista

Venerdì di sangue per la strage di musulmani nel giorno della preghiera in due moschee sulla costa orientale del Sud della Nuova Zelanda. A Christchurch sono stati trucidati 50 innocenti e altrettanti feriti rischiano la vita. Il responsabile di tanto orrore è Brenton Tarrant, un fanatico del suprematismo bianco, un violento razzista imbevuto fino alla perdita della ragione di idee xenofobe e belliciste anti-islamiche, un appropriatore indebito di un’iniziazione templare che nessuno gli ha trasmesso. Un millantatore che si è autonominato cavaliere crociato. Più verosimilmente, un pazzo. Tuttavia, la supposta follia dell’individuo non attenua la gravità del vile gesto terrorista. Tarrant, probabilmente, è un burattino nelle mani di occulti burattinai. Non è infrequente che fanatici di ogni sorta siano reclutati da menti raffinate allo scopo di provocare fatti di sangue tali da innescare, nelle comunità umane colpite, reazioni a catena incontrollabili. Anche in questo caso bisogna porsi una domanda: cui prodest? A chi giova il raid criminale di Tarrant? Non certo a chi, con ragione e passione, pone al centro della propria riflessione politica o filosofica la questione della difesa identitaria di una comunità quale antidoto alla mondializzazione economica che annovera tra i suoi effetti patologici l’esplosione del fenomeno migratorio su scala globale. Per i nemici del primato della radice identitaria nella naturale aggregazione dei gruppi umani Tarrant è stato l’utile idiota prestatosi a fornire la prova, la pistola fumante, della sedicente pericolosità insita in alcune teorie sovraniste. Che poi è la velenosa equazione nella quale fa capolino l’armamentario ideologico della sinistra multiculturalista.

In queste ore di sgomento le abbiamo colte quelle voci di sottofondo che blaterano di un farneticante nesso di causalità tra le politiche anti-immigratorie di esponenti della destra intransigente e l’eccidio di Christchurch. Siamo alla rivisitazione in chiave criminogena della teoria del caos, per la quale un battito d’ali d’una farfalla in Brasile provocherebbe un tornado in Texas. Per le anime belle dell’amalgama globalista a porre la mano di Tarrant sul grilletto sarebbero stati i vari Donald Trump sparsi per il mondo, anche in Italia dove il lepidottero dell’attrattore lorenziano (da Edward Norton Lorenz, matematico e meteorologo statunitense, autore del neologismo “effetto farfalla”) si chiama Matteo Salvini. Tuttavia, neanche i campioni del pacifismo peloso, che sanno connettere nei modi più bizzarri estremità di pensiero sideralmente lontane, rispondono alla domanda: in mezzo cosa c’è? Chi non è della parrocchia multiculturalista una risposta la conosce. Nella strage di Christchurch è il vuoto dei dubbi che la personalità del terrorista australiano, in trasferta in Nuova Zelanda, genera appena si scrosti la patina dell’ipocrisia di un’untuosa riprovazione morale.

Dalle cronache si apprende che Tarrant era stato in giro per il mondo a informarsi e formarsi sui temi della lotta tra cristianità e islamismo. Portogallo, Polonia, Francia, Islanda, Romania, Turchia (due volte), Emirati Arabi, Est Europa, Pakistan, il Kashmir, il corridoio del Vancan in Afghanistan, lo Xinjiang cinese. Perfino un anno sabbatico in Corea del Nord, che non è propriamente come soggiornare in un resort extralusso. Se non fosse che meriterebbe una punizione esemplare lo si dovrebbe eleggere turista del secolo. Ma come ha fatto un personaggio del genere a girare il mondo indisturbato? E con quali denari? Che fosse uno che si era bevuto il cervello lo si evinceva leggendo le farneticazioni che ha postato sui social. Com’è che i servizi segreti dei tanti Paesi visitati non si siano accorti di lui? Tarrant, al momento delle stragi, era armato fino ai denti. Come si è procurato un tale arsenale? E poi il manifesto di 74 pagine, imbottito di asserzioni deliranti, con il quale ha cercato di fornire una maldestra copertura ideologica al suo gesto è farina del suo sacco? I suoi miti: il doge di Venezia Sebastiano Venier che ha sconfitto i turchi a Lepanto nel 1571 associato a Luca Traini, l’autore della sparatoria contro gli immigrati a Macerata nel febbraio del 2018. E quella dichiarazione allucinante: “Mi sono ispirato alla strage compiuta ad Utoya, in Norvegia, da Anders Breivik nel 2011. Voglio uccidere gli stranieri invasori”, ma cos’ha capito costui della storia dell’Occidente? Non c’è da fare i complottisti, tuttavia in una fase in cui tutte le ipotesi sono squadernabili, consentiteci di opinare che la rappresentazione del mentecatto razzista e islamofobo puzzi di bruciato a migliaia di chilometri di distanza. Sarà che, da italiani, abbiamo conosciuto l’oscura stagione della strategia della tensione, ma quando spunta dal nulla un Lee Oswald che ammazza il John Fitzgerald Kennedy di turno siamo istintivamente portati a domandarci cosa ci sia dietro. E soprattutto, chi. Non esistono lupi solitari, nobilissimi animali chiamati spesso in causa a sproposito, ma automi mossi da menti sottili.

Perciò la domanda è: chi può aver pensato di usare il fanatismo di un Tarrant qualsiasi a dimostrazione che il sovranismo, ovunque applicato, sia nocivo e porti alla catastrofe? Non è che qualcuno conti sulla reazione degli estremisti islamici per rimettere in pista una guerra che si avviava ad essere vinta dagli occidentali con l’annientamento dei terroristi dell’Isis, il sedicente Stato Islamico? Comunque sia, sono questi i momenti in cui non è dato di smarrire la rotta. C’è stata Christchurch che resta una ferita nella coscienza profonda della civiltà occidentale. Ma ci sono i dati sullo stop all’immigrazione del ministero dell’Interno che segnalano, nel periodo 1 gennaio -15 marzo 2019, la riduzione degli arrivi di immigrati clandestini del -94,37 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018 (335 contro 5.945). Con ciò dimostrando che la ricetta introdotta da Matteo Salvini sia quella giusta e per niente al mondo si debba deflettere dalla strada imboccata. La sinistra vorrebbe usare la strage neozelandese per farci ritornare ad allargare le maglie dell’accoglienza come ai tempi del Governo Renzi? Se lo tolga dalla testa. Gli italiani hanno aperto gli occhi e non sarà la follia omicida di Brenton Tarrant a farglieli richiudere.

Aggiornato il 19 marzo 2019 alle ore 11:13