Le crisi parallele di Pd e Forza Italia

Simul stabunt, simul cadent. La citazione latina più in uso nel linguaggio politico italiano calza a pennello alle vicende parallele delle due forze di opposizione al Governo giallo-verde, il Partito Democratico da un lato e Forza Italia dall’altro. Non per quanto riguarda lo “stabunt”, che per le due forze politiche è sempre più precario e ballonzolante, ma per quanto riguarda il “cadent”, visto che entrambe sembrano ormai condannate ad una caduta estremamente rovinosa.

La campagna elettorale per il voto europeo avrebbe dovuto rappresentare l’occasione della ripresa per il Pd, guidato dal nuovo segretario Nicola Zingaretti e deciso ad invertire la parabola discendente iniziata con la segreteria di Matteo Renzi. Lo stesso sarebbe dovuto avvenire per Forza Italia, segnata da un ritorno in campo del leader storico Silvio Berlusconi destinato a risvegliare un partito caduto in depressione dopo i colpi subiti dal Cavaliere sul piano fisico, politico e giudiziario.

Ma è proprio questa campagna elettorale che appare segnata dal fallimento dei tentativi di rigenerazione del Pd e di Forza Italia. Su Zingaretti non è caduta solo la freddezza della componente renziana, ancora forte e radicata, per lo spostamento a sinistra deciso dal nuovo segretario. È piombata come un meteorite incontrollabile la vicenda dell’Umbria, che ha provocato non solo la caduta della giunta guidata da Catiuscia Marini, ma ha portato alla sbarra l’intero sistema di potere creato nei decenni dalla sinistra di tradizione comunista e post-comunista nelle regioni rosse del Paese.

Quella umbra non è la crisi del Pd di una regione da sempre guidata dalla sinistra. È la crisi di un sistema di cui Zingaretti è uno dei più autorevoli rappresentanti visto che non è solo segretario del Pd, ma anche Presidente della Regione Lazio. In queste condizioni il futuro si oscura tragicamente per il Partito Democratico. L’Umbria è persa, ma quel che è peggio è che il sistema di potere del partito è saltato e non può essere in alcun modo recuperato.

Un pessimismo analogo vale per Forza Italia. Chi sperava che la candidatura del “fondatore” fornisse una scossa salutare non solo agli elettori moderati ma anche e soprattutto al gruppo dirigente almeno fino alla data del 26 maggio, ha fatto male i suoi conti. Perché, paradossalmente, la consapevolezza che Berlusconi vivrà il suo tramonto politico in Europa non ha risvegliato gli elettori e ha addirittura anticipato lo sfaldamento dei vertici e l’avvio della guerra di successione al Cavaliere tra quanti non si faranno attirare dalle sirene della Lega e di Fratelli d’Italia. Lo stato di queste due opposizioni in caduta libera è la più grande ragione di sopravvivenza del Governo giallo-verde!

Aggiornato il 18 aprile 2019 alle ore 10:09