Contro l’Italia Macron prepara la pulizia linguistica

giovedì 2 maggio 2019


Il presidente francese Emmanuel Macron, nel mentre riceve il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, per commemorare insieme i cinquecento anni dalla scomparsa del nostro Leonardo da Vinci, prepara la pugnalata alla schiena della nostra cultura stroncando il suo veicolo di trasmissione: la lingua italiana.

Secondo quanto riferisce il quotidiano francese “Le Monde”, il Ministro dell’Istruzione nazionale Jean-Michel Blanquer, con l’imprimatur dell’Eliseo, sta predisponendo una riforma che prevede la riduzione dell’insegnamento della lingua italiana nel sistema scolastico transalpino. In un articolo pubblicato da “Il Manifesto”, la professoressa Francesca Sensini dell’Università di Nizza, Sophia Antipolis e membro della Sies (Sociéte des Italianistes de l’Enseignement Supérieur) denuncia che: “Al concorso dell’Agrégation externe, destinato all’assunzione di insegnanti per i licei, si è passati da 10 posti nel 2017 a 8 nel 2018 per arrivare a soli 5 posti nel 2019. Al concorso del Capes (acronimo che corrisponde a ‘certificato di attitudine al professorato nell’insegnamento di secondo grado’) i posti sono scesi da 28 nel 2017 a 19 nel 2018 per finire a soli 16 posti nel 2019. Se guardiamo al 2010 ci si accorge come l’insegnamento dell’italiano avesse ben altri numeri: 14 posti all’Agrégation externe e 60 al Capes”.

Ben altra musica per l’insegnamento della lingua tedesca. Nel 2019 le cattedre destinate al tedesco saranno 250. Sulla vicenda, il commento riportato dal “Wall Street Italia” sulla strategia educativa impostata dal Governo francese è lapidario: “Nessun’altra lingua vivente, nello stesso periodo, ha subito amputazioni tanto violente da parte del ministero dell’Istruzione”. Il progetto di riforma mira a contenere la possibilità per gli studenti medi francesi di poter scegliere una terza lingua di studio. Giacché le prime due lingue proposte agli alunni sono l’inglese e il tedesco, è di tutta evidenza che per l’italiano non ci sia spazio. Eppure l’italiano è la quarta lingua più parlata nell’Unione europea. E con la Brexit in dirittura d’arrivo, l’inglese non dovrebbe più essere lingua ufficiale della Ue.

Attualmente nella classe Lv3 (langue vivante 3), come spiega la professoressa Sensini nel suo articolo, “L’italiano rappresenta globalmente il 40 per cento nell’insegnamento della LV3 e circa 45mila studenti”. Ma perché di un tale attacco alla lingua di Dante e di Petrarca? Non è solo un problema di effetti del patto politico strategico franco-germanico, rinnovato lo scorso 22 gennaio con la firma del Trattato di Aquisgrana. Nella visione macroniana, alla Francia, insieme alla Germania, spetterebbe il compito di ordinare il nuovo spirito europeo, mentre all’Italia toccherebbe il ruolo di membro aggregato la cui espressione culturale è derubricata a fattore locale. La lingua italiana verrebbe confinata nell’ambito del gruppo di lingue romanze al quale appartiene insieme al francese, allo spagnolo al portoghese e al rumeno. Ma solo alla lingua francese, parimenti a quella tedesca, toccherebbe il compito di veicolare lo spirito della cultura comune europea. Peccato però che Macron dimentichi che la radice di quell’Europa che lui si candida a ispirare dalle stanze dell’Eliseo ha le sue radici profonde nella cultura italiana.

La riforma macroniana è un deliberato atto di “pulizia linguistica” ai nostri danni. Neanche al primo Congresso europeo degli studenti e combattenti, tenutosi a Dresda tra il 15 e il 20 aprile 1942 sotto l’egida del Partito nazionalsocialista tedesco, che tracciava le strada per la costruzione di una nazione europea espressione dilatata della volontà di potenza del Terzo Reich, i nazisti osarono tanto contro la lingua italiana. Il Macron di cui parliamo è lo stesso del quale dovremmo fidarci quando, a proposito di Libia, prova a rassicurarci sostenendo che l’attivismo francese nel Paese nordafricano non è puntato contro gli interessi nazionali italiani. Ora, sarebbe fin troppo scontato invocare la rappresaglia contro l’insegnamento della lingua francese nelle scuole italiane. Ma un’idiozia del genere è improponibile anche nel momento in cui il disprezzo per il piccolo uomo che sta all’Eliseo raggiunga il picco. Non è in discussione il contributo che cultura, arte, lingua francesi hanno dato all’Europa e all’umanità. Tuttavia, un’azione proditoria di tal genere, negatrice della verità storica, non può passare liscia.

Suggeriamo alla politica nostrana di applicarsi a predisporre contromisure efficaci. Macron sottrae ai giovani francesi lo studio della lingua italiana? Pazienza. Il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, predisponga un piano di corsi gratuiti nelle scuole superiori e nelle università, a latere rispetto all’ordinaria programmazione didattica, a condizioni agevolate per le spese di vitto e alloggio a beneficio esclusivo degli studenti francesi desiderosi di apprendere la conoscenza della nostra lingua. Eventi educativi/formativi che abbiano a contenuto non solo la lingua ma anche la conoscenza della storia, dell’arte, dei costumi, delle tradizioni, in sintesi della cultura del nostro Paese, secondo il significato che Thomas Mann attribuiva alla parola “Kultur”, potrebbero essere la degna risposta a un comportamento barbarico. Sebbene Gaio Giulio Cesare avesse compiuto una grande impresa sottomettendo la Gallia, evidentemente trascurò di civilizzare tutti i gallici in circolazione. Alcuni di loro rimasero accampati sugli alberi preferendo restare orgogliosamente barbari. Il signor Macron si riguardi l’album di famiglia, scoprirà che un suo antenato è rimasto impigliato a qualche frondoso ramo di rovere nella foresta di Tronçais.


di Cristofaro Sola