Governare con la rissa

Va bene, siamo in campagna elettorale. Farebbe rima aggiungere “ogni scherzo vale”. Ma ogni scherzo vale di Carnevale e questo andazzo dei rapporti tra i due cosiddetti “alleati” più che ad un Carnevale assomiglia ad una epidemia di idrofobia che abbia colpito ministri, sottosegretari e politici d’ogni livello. Uniti, anziché “per la lotta comune”, “dalla lotta tra loro” e dal vantaggio che sono convinti di trarne.

Alla sciagura di un Governo di rozzi e ridicoli personaggi, alle discussioni da “Bar dello Sport” benché su questioni serissime, si è in questa settimana aggiunto il livore personale, la coscienza che si vorrebbe procedere senza esclusioni di colpi all’eliminazione del partner (si fa per dire).

Ma la rissa non è un’evenienza. E diventa un metodo. Ognuna delle parti attacca e colpisce l’altra. Ma è convinta che la “nemica” gli è indispensabile. Luigi Di Maio non può non arrivare a capire che non troverebbe facilmente altri bersagli, altri personaggi cui muovere attacchi personali, rilievi e frecciate addirittura sul loro stile se non avesse di fronte Matteo Salvini.

Salvini non potrebbe scatenarsi e far il diavolo a quattro, alludere a deficienze d’ogni genere dei suoi interlocutori, se non avesse accanto i ridicoli personaggi dei 5 Stelle. Siamo al fondo del barile.

Persino il capocomico del partito di Luigi Di Maio si è accorto che la bagarre supera ogni limite che non consenta più di attribuire colpi e sconcezze a l’una o all’altra parte. Beppe Grillo, infatti, scalpita e dà a vedere sintomi di idrofobia. Io non credo che la politica possa farsi con una serie di gesti formali e che le funzioni di un Presidente della Repubblica debbano consistere nell’uso di strumenti formali tali riconosciuti e classificabili.

Ho detto e scritto più volte che Sergio Mattarella ha fatto ricorso, già durante la crisi per la formazione di questo Governo, a metodi e prassi di dubbia correttezza. Un sacrificio alla necessità di tirar fuori un Governo dal cilindro. Ma ora si tratta dell’atteggiamento da prendere di fronte a quello che, anziché un Governo, è uno scenario di risse continuate. C’è il rischio che gli Italiani, i giovani, ma anche quegli altri meno riflessivi di tutte le età, prendano l’abitudine a considerare la rissa un modo di far politica normale, anzi, necessario.

Credo che un richiamo del Capo dello Stato ad un minimo di compostezza ed almeno di maniere civili tra i componenti del Governo sarebbe non solo utile ed opportuno, ma d’obbligo. Per richiamare tutta la Nazione alla necessità di una politica, che non sia catastrofica anche nella forma.

Sarebbe tempo perso? Con Salvini, Di Maio, Toninelli ed altri “Uomini di Stato” di tale levatura è quasi certo, ma sarebbe ugualmente utile e necessario per dare a tutti gli Italiani la sveglia contro i rissosi e balordi, e pretendere di essere rappresentati da persone almeno un po’ ragionevoli e non da marionette di energumeni da teatrino dei pupi. Non credo di essere un maniaco delle buone maniere e di queste formalità. Ma impedire che si scambi la guerra civile per la competizione democratica è cosa ben diversa. Se vi sembro ingenuo, rideteci pure sopra.

Aggiornato il 16 maggio 2019 alle ore 13:06