Terrorismo, la rivolta del mondo islamico contro i Fratelli Musulmani

Il massacro terroristico di Christchurch, dove il mitra di Brenton Tarrant ha sterminato 50 fedeli musulmani in due moschee, ha contribuito a far venire a galla la frustrazione di molti tra coloro la cui identità è legata al mondo islamico per motivi di religione, storia e provenienza. Una frustrazione dovuta all’impropria associazione tra Islam e terrorismo, che viene troppo spesso effettuata dai media e nel discorso comune, generando stereotipi, pregiudizi e discriminazioni su base sia religiosa che etnica. Il fatto che l’attentatore della strage avvenuta in Nuova Zelanda non fosse musulmano, ma occidentale e presuntamente cristiano, è stato quindi largamente vissuto con un senso di rivalsa, poiché da Christchurch in poi a essere sul banco degli imputati per terrorismo non ci sono più soltanto i musulmani. Ciò ha portato alla rivendicazione del fatto che sono gli stessi musulmani le vittime principali della furia terroristica che sta travolgendo il pianeta, come d’altronde confermato da numerosi studi e statistiche, ad esempio il Global Terrorism Database realizzato dal National Consortium for the Study of Terrorism and Responses to Terrorism dell’Università del Maryland.

Tuttavia, tale senso di rivalsa, seppur comprensibile, rischia di dirigersi dalla parte sbagliata, rivolgendosi contro il mondo occidentale, in alcun modo assimilabile ai cosiddetti suprematisti bianchi di estrema destra, e non contro coloro che hanno inoculato il virus del fondamentalismo nel mondo islamico e che continuano tuttora a fomentare discordie e divisioni all’interno e al di fuori di esso. Sono stati infatti i Fratelli Musulmani, oggi sponsorizzati dal Qatar degli emiri Al-Thani e dalla Turchia di Erdogan, a gettare le fondamenta e a sviluppare nel tempo la costruzione dell’ideologia di Al Qaeda e poi di Isis e del jihadismo contemporaneo. Sono le moschee, le associazioni e gli imam radicali affiliati alla Fratellanza e finanziati dalla Qatar Charity, come ampiamente documentato nel libro “Qatar Papers”, a diffondere l’estremismo in Europa, sfociato tragicamente nelle stragi di Parigi, Berlino, Bruxelles e Strasburgo.

La questione del terrorismo è pertanto interna al mondo islamico e la soluzione è nelle mani degli stessi musulmani. L’inganno della Fratellanza è riuscito e riesce a imprigionare le menti e i cuori di tanti fedeli, appartenenti soprattutto alle nuove generazioni, sia in Medio Oriente che in Occidente. Ma sono anche tanti i fedeli che sono arrivati a liberarsi del giogo islamista, rappresentando la prova vivente di come la trappola ideologica dei Fratelli Musulmani possa essere distrutta. Per aiutare i tanti giovani ancora adesso intrappolati e per prevenire che l’indottrinamento e il reclutamento condotto dai Fratelli Musulmani mieta nuove vittime, è necessario intervenire con provvedimenti che in primo luogo blocchino i fondi provenienti dal Qatar, la linfa vitale dell’estremismo che genera il terrorismo.

Il proselitismo deve inoltre essere impedito. Basta confonderlo con la libertà religiosa o di espressione, mentre è necessario attuare una massiccia opera d’informazione volta a sconfessare le narrative e le false interpretazioni dell’islam propagandate dalla Fratellanza, facendone emergere il vero volto estremista. Al contempo, misure sanzionatorie ad hoc devono essere introdotte per contrastare adeguatamente la capacità dei Fratelli Musulmani di operare attraverso reti di organizzazioni e militanti all’interno della società civile.

Designare la Fratellanza come organizzazione terroristica, com’è nelle intenzioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, faciliterebbe infine l’elaborazione di un’autentica strategia di contrasto che è anche negli interessi di sicurezza degli Stati europei adottare, a cominciare dall’Italia. Più di altri Paesi, infatti, l’Italia ha spalancato le porte all’avanzata dell’agenda islamista, risultando così particolarmente esposta all’influenza del Qatar e dei Fratelli Musulmani. I “Qatar Papers” parlano chiaro al riguardo.

I governi di Europa e Stati Uniti sono dunque chiamati a seguire l’esempio del mondo arabo moderato, quello che si riconosce nel Quartetto antiterrorismo composto da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein ed Egitto, che ha già designato i Fratelli Musulmani come organizzazione terroristica e che con l’embargo sta limitando le capacità del Qatar di proseguire con le sue politiche di destabilizzazione e supporto al terrorismo in Medio Oriente.

Tuttavia, per respingere definitivamente l’avanzata del nuovo “polo” dell’islamismo globale, incarnato da Qatar, Turchia e Fratelli Musulmani, allargato all’Iran khomeinista, la comunità internazionale ha più che mai bisogno dell’impegno attivo dei tanti arabi, asiatici, africani, americani ed europei di religione islamica, chiamati a loro volta a preservare il proprio credo, la propria identità e la propria storia dall’azione nefasta delle forze dell’estremismo, già all’interno della comunità a cui appartengono. Sono loro a dover dire per primi di no ai Fratelli Musulmani.

Aggiornato il 20 maggio 2019 alle ore 10:53