Le vere ragioni dell’offensiva forcaiola pentastellata

Mi trovo sostanzialmente d’accordo con il direttore de L’Opinione quando sottolinea “la bomba atomica della denuncia di una nuova Tangentopoli di matrice leghista lanciata dal capo politico del Movimento Cinque Stelle, Luigi Di Maio“.

In tal senso, Arturo Diaconale si chiede “se sia mai possibile continuare a tenere in piedi una alleanza in cui il partner non si limita a sognare di farti lo sgambetto, ma si prepara a dissolverti nell’acido”.

In effetti, in linea con ciò che pensavo all’indomani del terremoto elettorale del 4 marzo 2018, non credo che si possa ragionevolmente governare insieme a chi da sempre utilizza l’argomento dell’onestà come un’arma puntata contro chiunque, attribuendosi capacità quasi medianiche nel riconoscere e cacciare all’istante i presunti corrotti. La storia è piena di esempi molto tragici nei quali grandi sciagure sono conseguite dalla utopistica pretesa di instaurare il regime dei puri e degli incorruttibili. Una visione, quest’ultima, che appare lontanissima da qualunque paradigma di democrazia liberale, e che si trova inevitabilmente associata a pericolose inclinazioni di tipo totalitario, tanto nel campo civile che in quello economico.

Ma nella fattispecie, questa surreale accelerazione giacobina impressa da Luigi Di Maio assume almeno tre strumentali funzioni di corto respiro, legate essenzialmente alle gravi difficoltà che da parecchi mesi sta attraversando il Movimento 5 Stelle. In primis vi è il chiaro tentativo di recuperare consensi rispetto alla Lega di Matteo Salvini, fino a poche settimane fa data in grande vantaggio nel voto europeo rispetto ai soci di Governo. Dopo aver tentato di affossare il rivale con l’arma oramai spuntata dell’antifascismo, era inevitabile che a pochi giorni dalle elezioni i grillini si aggrappassero con energia al tema che sta più a cuore ad una buona parte dei propri elettori: la lotta alla corruzione. Elettori, occorre specificare, che appartengono a quella nutrita componente culturale che, fin dai tempi della famosa diversità cromosomica sbandierata dai comunisti italiani, è incline a pensare che eliminando la stessa corruzione pioverebbero dal cielo immense ricchezze da ridistribuire, senza minimamente considerare i gravi problemi sistemici che ci affliggono da decenni e che con il malaffare hanno ben poco a che spartire.

Oltre a ciò, così come i peggiori regimi del passato insegnano, gridare contro ondate di presunti corrotti che infestano il Paese rappresenta una formidabile arma di distrazione di massa a beneficio dei gonzi e degli sprovveduti, trovando un colossale capro espiatorio per i propri, altrettanto colossali fallimenti politici. E da questo punto di vista, analizzando l’andamento di una situazione economica e finanziaria abbastanza disastrosa, il M5S ha molto da nascondere, dato che continua a vantarsi di aver prodotto il 90 per cento dei provvedimenti adottati dall’Esecutivo in carica.

Infine, volendosi portare avanti con il lavoro, per così dire, Giggino sta gettando le basi per raccontare a suo modo la sempre più probabile rottura con la Lega, con la prospettiva di addossare a quest’ultima l’intera responsabilità di un fallimento che, in realtà, era già scritto con caratteri di piombo all’indomani del varo del più strampalato Governo della storia repubblicana.

In pratica, rovesciando camionate di sterco giustizialista sul Carroccio, egualmente responsabile di un disastro che l’Italia poteva evitarsi, il Movimento 5 Stelle ritiene di riuscire a trovare una comoda scappatoia per proseguire nel rovinoso giochino politico-elettorale basato sul “noi onesti e capaci” e tutti gli altri, leghisti compresi, “corrotti e inetti”. Vediamo quanti cittadini saranno disposti a bersi per l’ennesima volta una così tossica pozione.

Aggiornato il 20 maggio 2019 alle ore 17:18