Australia, una lezione per la sinistra (e per la destra)

Nel pomeriggio di sabato la principale agenzia di stampa italiana – sulla scia della gran parte degli organi d’informazione internazionali – ha dato la notizia che tutti si aspettavano: la sinistra aveva vinto, come previsto dai sondaggi e confermato dagli exit poll, le elezioni politiche in Australia. Tutto molto bello, tutto molto politicamente corretto. Il centrodestra del premier uscente Scott Morrison, colpito dalle defezioni e dagli scontri tra i partiti che componevano la coalizione di governo, era uscito nettamente sconfitto da una campagna elettorale in cui i Laburisti di Bill Shorten avevano (finalmente!) proposto idee di sinistra: dall’aumento delle tasse alla lotta senza quartiere contro il famigerato “climate change”. Un piano, quello dei Laburisti, che prevedeva il taglio delle emissioni di CO2 del 45 per cento in un decennio. Roba da far impallidire il “Green New Deal” di Alexandra Ocasio-Cortez!

Peccato che, appena qualche ora più tardi, il computo dei voti reali avrebbe rivelato la cruda verità. Quella che oggi conosciamo tutti (anche se i giornali italiani hanno fatto a gara per tenerla nascosta). Non solo la sinistra non ha vinto le elezioni, ma la coalizione Liberal-Nazionale di Scott Morrison ha migliorato il risultato del 2016, conquistando la maggioranza assoluta di seggi in Parlamento e tenendo all’opposizione i Laburisti, che si sono sbarazzati in fretta di Shorten, reo di aver perso le elezioni-che-non-si-potevano-perdere. Apriti cielo. Sui giornali australiani sono iniziate a fioccare le recriminazioni. Qualcuna l'ha raccolta John Fund sulla National Review, ma il tono è sempre, invariabilmente, lo stesso: gli "stupidi australiani" hanno votato contro il progresso. Stranamente, insomma, i cittadini del Queensland – la cui economia si fonda sulle attività di estrazione mineraria hanno scelto di rifiutarsi di essere mandati sul lastrico in nome della jihad ambientalista. E per ogni seggio conquistato nei ricchi sobborghi di Sydney (come quello in cui è stato sconfitto l'ex primo ministro Tony Abbott), la sinistra ne ha persi due nelle zone rurali dell'Ovest o dove la working class (un tempo zoccolo duro dell'elettorato laburista) ha rigettato il progetto di aumento delle tasse prefigurato da Shorten.

Dopo lo shock della Brexit e quello dell’elezione di Donald J. Trump alla Casa Bianca, insomma, la sinistra mondiale – e i mainstream media – hanno subito l’ennesima, inaspettata, sconfitta. Sicuri della vittoria, hanno voluto strafare: cercando di imporre all’Australia una svolta sinistra che il Paese non ha voluto accettare. E il buon Morrison, con la sua campagna elettorale tutta incentrata sui temi dell’immigrazione e della riduzione del carico fiscale, ha fatto il “miracolo”. Una lezione per la sinistra (e per la destra) in tutto il mondo. 

Aggiornato il 21 maggio 2019 alle ore 10:15