La nostra Europa

Siamo stufi di sentire che l’Europa, l’Europa che almeno noi vorremmo come Stato federale, ha radici giudaico-cristiane le quali avrebbero conformato la società come il frutto viene dall’albero. Siamo stufi di chi pretende di iscrivere due religioni nei fondamenti della Costituzione di una nazione nascente (se nascerà!). Siamo stufi di veder tirare l’Europa che ancora non c’è verso dove non dovrebbe mai andare. Siamo stufi che politici miscredenti e intellettuali atei e religiosi scettici cerchino di appropriarsi di un’eredità illegittima. Siamo stufi che democratici e liberali, sedicenti gli uni e gli altri, cerchino di marchiare con la fede uno Stato che dovrebbe aver fede solo nella sua stessa etica della libertà.

L’Europa è meno figlia dell’Ebraismo e del Cristianesimo che di Atene e Roma. I Greci ne formarono il pensiero, la politica, la bellezza con la filosofia, la democrazia, l’arte, ponendo tutto sul plinto individuale dell’uomo. I Romani ne plasmarono la società con l’ideale di Repubblica, mediante il diritto e le costruzioni civili. L’Ebraismo è una metafisica quanto il Cristianesimo una morale. Il primo ha trovato una mitologia escatologica per gli eletti. Il secondo sarebbe morto dov’è nato se non si fosse innervato e universalizzato in Roma.

L’Europa muore aspirando a deformarsi con religioni che non generò, anziché conformarsi alla natura intrinseca delle sue origini, che permane identica come il codice della sua essenza vitale. Nella babele di una comunità che parla decine di lingue, quale senso comune può generarsi se pure nel pregare, essendo ciascuno geloso del suo credo, i devoti diffidano? Se il carattere dell’Europa è stato forgiato dalla religione giudaico-cristiana, è stata questa stessa a dilaniarne per secoli i credenti, sebbene fratelli, e i minori perseguitando i maggiori. Acquisendo tuttavia il merito di riscoprire, conservare, tramandare quella civiltà greco-romana che aveva inteso screditare, abolire, superare perché pagana. L’Europa sarà, se riacquisterà vigore lo spirito greco-romano del mondo classico, senza che debba significare ritorno a quel paganesimo. Fu lo spirito, quello spirito, che generò allora e rigenerò poi libertà e democrazia, arte e diritto, pensiero e ragione: la civiltà. La futura Costituzione degli Stati Uniti d’Europa dovrebbe essere incisa in greco e latino su lastre di bronzo in ogni Paese, con testo a fronte nella lingua locale.

Se l’Europa insisterà a considerarsi giudaico-cristiana e a contrapporsi in quanto tale ad altri blocchi politico-religiosi, né realizzerà se stessa, né prevarrà. Al contrario, l’ha resa ammirabile ed imitabile l’essere stata e rimasta, nel profondo, greco-romana. Hellados paideusis, per Tucidide; Templum mundi, per Ammiano Marcellino, cioè scuola di educazione civile, santuario dell’umanità, esemplare al presente per noi quanto in passato per Greci e Romani che fusero una civiltà unica. Possa, in onore di tale Europa, risuonare ancora l’immortale elogio di Pericle agli Ateniesi: “La nostra politica non emula i vicini, siamo noi il modello che altri imitano”.

Aggiornato il 27 maggio 2019 alle ore 11:23