Bocciata senza appello la linea economica del M5S

Dopo un anno di Governo giallo-verde, la Lega di Matteo Salvini raddoppia i consensi e il partito di Luigi Di Maio li dimezza. Un risultato clamoroso e che va al di là delle peggiori aspettative dei pentastellati.

Al di là di qualunque altra considerazione di facciata, legata essenzialmente alla singola narrazione delle varie forze politiche in campo, mi sembra evidente che gli elettori nel complesso abbiano bocciato senza appello la linea economica dell’attuale Esecutivo dei miracoli. Linea economica che è stata ampiamente rivendicata da Giggino e le sue truppe cammellate, visto che non hanno mai perso l’occasione per ricordarci che il 90 per cento dei provvedimenti adottati in tal senso dalla maggioranza al potere sono stati espressi, o comunque ispirati, dallo stesso Movimento 5 Stelle.

Sotto questo profilo, la forte astensione registrata nel Sud e nelle Isole, regioni in cui i grillini raccolgono da sempre il maggior numero di voti, è la rappresentazione plastica del catastrofico fallimento delle surreali misure economiche sbandierate dai pentastellati, a cominciare dal famoso reddito di cittadinanza. Da questo punto di vista si dimostra ancora una volta che non si può scherzare con la propaganda quando si parla alle tasche dei cittadini. Aver annunciato la definitiva sconfitta della povertà, dopo essere riusciti nel “miracolo” di bloccare del tutto lo sviluppo del Paese, non poteva che funzionare come un micidiale boomerang ai danni di chi, solo pochi mesi fa, esultava dal balcone di Palazzo Chigi per aver sostanzialmente distrutto i conti pubblici e fatto aumentare lo spread.

D’altro canto, dopo averci martellato per anni con la loro retorica del cambiamento, con la quale si prometteva di trasformare l’Italia in una sorta di eden fiorito, il duro confronto con la realtà non poteva lasciare elettoralmente indenne questa compagine di sprovveduti politici. Ed a nulla è servito, se nona dimostrarne ulteriormente la drammatica inconsistenza, lo spettacolo grottesco di una campagna elettorale condotta da Di Maio a testa bassa contro il ben più scaltro e attrezzato Salvini.

Un Salvini il quale, posizionandosi al ministero degli Interni e lasciando la conduzione economica del Governo ai grillini, aveva sin da subito gettato le basi per la debacle dei suoi alleati/serpenti. Ma se il capo trionfante del Carroccio ha dimostrato di saper analizzare le cose su una prospettiva di lungo respiro, oggi dovrebbe essere perfettamente in grado di valutare i grandi rischi che si corrono restando nella stanza dei bottoni nell’imminenza di alcune sgradevolissime scelte necessariamente da adottare. Scelte che, come ci sforziamo di ripetere da tempo, dovranno rimettere in sesto l’equilibrio distrutto dei conti pubblici, a cominciare dal sempre più inevitabile aumento delle aliquote Iva.

Salvini sarà disposto a correre questo rischio, tacitando nel contempo la smania crescente dei suoi colonnelli, finalizzata ad incassare al più presto il dividendo politico del suo grande successo, portando il Paese a nuove elezioni? Ai posteri l’ardua sentenza.

Aggiornato il 28 maggio 2019 alle ore 10:09