I tre protagonisti dell’attuale fase politica

Al di là dell’immenso chiacchiericcio che sta accompagnando l’epilogo delle elezioni europee, vero punto di svolta nel già difficile cammino dell’attuale Governo, mi sembra di poter dire che sono tre i veri protagonisti rimasti sulla scena dell’ennesimo drammone nazionale: la Lega, ovviamente, il Movimento 5 Stelle e la realtà incombente dei nodi economico-finanziari che ci attende al varco.

Dopo il travolgente successo ottenuto dal partito di Matteo Salvini, assolutamente speculare al collasso dei pentastellati diretti da Luigi Di Maio, appare del tutto impossibile che l’attuale maggioranza possa tirare avanti ancora per molto tempo. L’immediata accelerazione imposta dal leader del Carroccio, dettando con toni imperativi la linea agli alleati di Governo, rappresenta una vera e propria bomba ad orologeria sul futuro molto prossimo del Governo medesimo. E sebbene Giggino e i suoi fedelissimi sembrerebbero disposti, pur di non tornare a casa, ad ingoiare qualunque rospo, una logica di pura sopravvivenza politica impone a chi regge veramente le fila del M5S di rompere il prima possibile con la Lega e riallinearsi, dopo il brutale incontro con la realtà dei fatti, in un ruolo ben più comodo di opposizione. Non a caso è rispuntato in questi giorni il cittadino comune, visto che non riveste più alcun incarico ufficiale, Alessandro Di Battista, definito dall’esponente del Partito Democratico, Andrea Orlando, “l’avvoltoietto del MS5”. Nel senso, ha spiegato nel corso di un dibattito su La7 l’ex ministro della Giustizia, “che quando Di Maio è in difficoltà lui mette la capoccetta fuori e dice qualcosa tanto per dire”.

Ora, sebbene il barricadero Dibba non sembra possedere le caratteristiche per interpretare il ruolo di leader maximo, per così dire. Tuttavia egli in questa fase potrebbe risultare assai utile nella veste di guastatore interno, favorendo in maniera indiretta un veloce ricambio ai vertici di una forza politica in gravissima difficoltà.

D’altro canto, malgrado l’ostentata tranquillità, anche il grande vincitore della sfida giallo-verde non può assolutamente permettersi di cullarsi troppo a lungo sugli allori del suo clamoroso balzo in avanti. Infatti, il terzo protagonista del succitato drammone, ossia la realtà dell’irresponsabile bluff messo in atto con la cosiddetta “Manovra del popolo”, si sta avvicinando a grandi passi. A tale proposito in un ben argomentato articolo pubblicato su La Stampa, Carlo Cottarelli ha scritto che, escludendo la mitica Flat tax rilanciata da Salvini all’indomani del voto europeo, solo per evitare l’aumento dell’Iva e per mantenere il deficit entro il previsto 2,1 per cento occorre trovare circa 27 miliardi di euro. Una cifra che, vista l’attuale stagnazione in atto, solo attraverso una robusta patrimoniale si potrebbe reperire. La qual cosa, se realizzata nelle dimensioni necessarie, farebbe rapidamente precipitare all’indietro i consensi della Lega.

Ma neppure il ricorso al disavanzo, così come sta ripetendo quasi scaramanticamente Salvini da qualche giorno, risulta essere una strada percorribile. Ciò farebbe scattare una immediata reazione dei mercati, creando nel giro di poche settimane i presupposti per una catastrofica tempesta finanziaria ai danni dell’Italia.

Dunque, tirando le somme del nostro ragionamento, tanto la Lega di Salvini che il M5S, al netto di Giggino e i suoi fedeli, hanno tutto l’interesse di staccare la spina ad uno dei più strampalati Esecutivi della storia, onde evitare che il terzo incomodo della realtà irrompa in modo devastante sul proscenio. Si tratta solo di vedere chi sarà ufficialmente a farlo. Il resto sono solo chiacchiere e distintivi.

Aggiornato il 29 maggio 2019 alle ore 11:42