L’arbitro è chiaramente schierato

Dunque, a sentire le dotte analisi espresse nei vari salotti televisivi, in primis quello gestito da Lilli Gruber, il discorso di Giuseppe Conte agli italiani non è stato altro che un estremo tentativo di un premier equidistante di richiamare all’ordine i due litigiosi soci di Governo.

Una sorta di favoletta edificante, con la speranza di un lieto fine, che avrebbe visto il presidente del Consiglio ergersi al ruolo di ultimo baluardo del tanto invocato cambiamento. Ed in questo suo nobile gesto, in cui si è detto pronto a rimettere il suo mandato nelle mani del Presidente della Repubblica, Conte si è anche riscoperto europeista convinto, visto che ha tenuto a sottolineare l’obbligo assoluto di rispettare le regole comunitarie, finché queste ultime resteranno in vigore.

Ma dal momento che l’illustre giurista foggiano deve la sua brillante, quanto rapida carriera politica al Movimento 5 Stelle, tanto che nel febbraio 2018 era stato presentato da Luigi Di Maio come candidato alla posizione di ministro della Pubblica amministrazione, una serie di domande sorgono spontanee: a) Se a stravincere le elezioni europee fosse stato il partito di Giggino, con una Lega ridotta ai minimi termini, l’arbitro Conte avrebbe egualmente richiamato all’ordine i due contendenti? Francamente ho i miei dubbi in merito.

b) Se il suo evidentemente tardivo rigurgito europeista non fosse oggi tanto politicamente avverso solo alla Lega di Matteo Salvini, egli lo avrebbe egualmente espresso con tanta convinzione? Francamente ho i miei dubbi in merito.

c) Se a rischiare politicamente l’osso del collo da una caduta repentina del suo Esecutivo fosse solamente il Carroccio, e non come risulta anche ai sassi il M5S, chiunque ne assuma le redini dopo il tracollo delle Europee, Conte si sarebbe egualmente speso per il proseguimento di una esperienza di Governo che allo stato attuale costituisce l’ultima spiaggia per i grillini? Francamente ho i miei dubbi in merito.

d) Infine, dopo una campagna elettorale senza esclusioni di colpi, con un Di Maio protagonista di un furibondo tentativo di recuperare terreno con ogni mezzo nei confronti di Salvini, solo oggi il buon Giuseppe Conte si accorge dell’eccesso di litigiosità che caratterizza il suo Esecutivo? Francamente ho i miei dubbi in merito.

Ma forse sono io che sbaglio ad essere troppo prevenuto nei riguardi di un premier caduto dal pero in maniera casualmente concomitante con il drastico ribaltamento dei consensi tra Lega e M5S. D’altro canto, come diceva un noto uomo politico della Prima Repubblica, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca.

Aggiornato il 04 giugno 2019 alle ore 10:18