Il sistema correntizio della magistratura ed il rapporto con la sinistra

mercoledì 12 giugno 2019


Ci sono due aspetti della vicenda del Csm e delle trame tra le correnti della magistratura per le nomine nelle Procure che meritano di essere esaminate con particolare attenzione. La prima è la battaglia in corso, sempre tra le correnti, per i quattro posti in Csm che si libererebbero a beneficio delle correnti più radicali e giustizialiste se i sospesi aderenti a correnti più moderate si dimettessero definitivamente dai loro incarichi. La seconda è che le presunte trame correntizie in cui erano implicati esponenti delle correnti definite moderate si svolgevano all’interno di un solo ed unico quadro politico di riferimento, quello della sinistra e del Partito Democratico.

Sul primo aspetto si assiste ad una lotta al coltello tra chi preme per le dimissioni dei quattro componenti del Csm e chi li difende a spada tratta. Una lotta in cui l’arma dell’accusa di trame correntizie serve a far vincere alcune correnti a vantaggio di altre. E la difesa di chi si rifiuta di dimettersi non è motivata solo dalla rivendicazione di non aver compiuto alcun reato nel discutere le nomine nelle Procure, ma soprattutto dalla volontà di non far prevalere le correnti avversarie a scapito delle proprie. Chi si scandalizza e solleva la questione morale sulle pratiche spartitorie tra le correnti, pratiche sempre esistite ed impossibili da sostituire finché rimarrà in piedi il sistema correntizio, deve dunque sapere che la sua è una battaglia ridicola. In un caso o nell’altro serve solo a dare forza ai gruppi organizzati per differenti posizioni politiche ed ideologiche nella magistratura.

Il secondo aspetto, poi, è forse più grave del primo. Perché in un quadro politico caratterizzato dal predominio della Lega e del Movimento Cinque Stelle si sarebbe pensato che i riferimenti politici esterni alla magistratura delle diverse correnti non potessero escludere queste forze e quelle più vicine alla maggioranza del centrodestra. Invece gli unici e soli interlocutori degli esponenti delle correnti, anche di quelle considerate più moderate, erano del Partito Democratico, Luca Lotti e Cosimo Ferri. A dimostrazione e conferma di un legame storico tra sinistra e magistratura nato al tempo della nascita delle correnti e consolidatosi nel corso dei decenni grazie anche alla circostanza che la stragrande maggioranza delle toghe decise ad avere una esperienza parlamentare e di governo vengano accolte con i massimi onori dalla sinistra in generale e dal Pd in particolare. Questo meccanismo non è mai finito. Le inchieste dimostrano che la magistratura continua ad essere un terreno di pertinenza della sinistra. Alla faccia dell’indipendenza e dell’autonomia, formule astratte ed ipocrite che servono solo a nascondere una dipendenza reale e concreta. Che si aspetta a riformare dalle radici il sistema giustizia?


di Arturo Diaconale