La rivoluzione del Csm con i pranzi al posto delle cene

Sul Csm “ora si volta pagina”. Le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sono state salutate non solo come l’annuncio di una rivoluzione all’interno dell’organo di autogestione della magistratura ma anche come un altissimo argine contro chiunque volesse approfittare dell’attuale stato di crisi per colpire l’autonomia e l’indipendenza delle toghe sancite dalla Costituzione repubblicana.

Ma come verrà riempita la pagina nuova indicata da Mattarella? E chi e come vorrebbe attentare alle prerogative costituzionali della magistratura per subordinare l’ordine giudiziario a quello politico?

Al momento nessuno sa dare risposte a questi due interrogativi. Perché se voltare pagina significa smantellare il sistema delle correnti, non esiste all’interno della categoria degli amministratori della giustizia una sola proposta concreta in questo senso. Tutti manifestano la massima indignazione per le degenerazioni del sistema correntizio. Ma, a parte l’idea del sorteggio per le cariche apicali che non viene dai magistrati e che sarebbe la negazione assoluta di quel criterio meritocratico chiesto dalla logica e dal Capo dello Stato, non esiste alcuna proposta su come la degenerazione dovrebbe essere cancellata. Anche perché a tuonare contro le nequizie delle correnti sono gli stessi capi-corrente. E questo lascia sospettare che l’unica misura da attuare potrebbe essere l’abolizione delle cene notturne negli alberghi in favore dei pranzi diurni nelle trattorie provviste di tavoli all’aperto.

Identica oscurità grava su chi e come vorrebbe voltare pagina costringendo i magistrati a mettersi al servizio della politica, pratica peraltro già in funzione da tempo immemorabile. Anche a volerli cercare con il lanternino non si scorgono nel panorama politico nemici agguerriti della indipendenza e dell’autonomia dei giudici. E l’assenza di tali nemici è talmente evidente da far sospettare che la difesa preventiva di queste prerogative costituzionali possa diventare un comodo alibi per non smuovere una sola pietruzza nel sistema giudiziario che dovrebbe voltare pagina. Il film è vecchio come il cucco. E ripete che separare le carriere significa ledere l’autonomia e l’indipendenza, che mitigare l’obbligatorietà dell’azione penale costituisce un vulnus irreparabile alla Carta costituzionale e regolare la discrezionalità interpretativa dei codici da parte delle toghe rappresenta un colpo mortale all’ordinamento repubblicano.

Ed allora come si volta pagina? Con i pranzi al posto delle cene! Forse, ma rigorosamente fuori degli alberghi!

Aggiornato il 25 giugno 2019 alle ore 11:06