È il momento degli avvoltoi

Dunque, il cittadino semplice Alessandro Di Battista, definito da un suo avversario politico “avvoltoietto del Movimento 5 Stelle”, sarebbe ai ferri corti con Luigi Di Maio, traballante capo politico dei pentastellati.

In un serrato scambio di bordate reciproche, i due non se le sono mandate a dire. Ma al di là delle singole battute, più o meno caustiche, la natura politica del contendere mi sembra piuttosto evidente. Se infatti da un lato appare sempre più disperato il tentativo dell’ala governista (che potremmo anche definire poltronista) dei grillini, incarnata da Di Maio, di restare il più possibile a rimorchio dell’egemonia leghista; dall’altro lato la componente barricadiera, capeggiata da Di Battista, preme per staccare la spina e tornare il più presto all’opposizione, sperando in tal modo di recuperare parte del grande consenso perduto.

Per dirla in estrema sintesi: la lotta tutta interna al M5S si riduce tra quelli che, ben sapendo di aver vinto una lotteria irripetibile, sarebbero disposti ad ingoiare qualunque rospo pur di tenersi lo scranno, e quelli che non hanno intenzione di sacrificare il futuro politico dello stesso M5S alle esigenze personali dei loro cosiddetti portavoce. In questo senso il pasionario de’ noantri, pur giocando da tempo una evidente partita personale per l’egemonia tra i grillini, raccoglie le esigenze in primis dei fondatori e dei suoi eredi, come lo scaltro Davide Casaleggio, il quale sembra aver costituito un asse di ferro col Di Battista. Tant’è che il medesimo presidente dell’Associazione Rousseau, la quale rappresenta di fatto il forziere del M5S, la scorsa settimana si è ritrovato sullo stesso palco con l’ex parlamentare pentastellato, nel corso di una kermesse pubblica in quel di Catania. Ma, come riportato da Cesare Zapperi in un articolo pubblicato dal Corriere della Sera, sembra che i due abbiano cominciato a rivedersi, con l’intenzione di serrare i ranghi, già in primavera. Ovvero ben prima che il nostro irriducibile sostenitore del Venezuela di Nicolás Maduro annunciasse di volersi ricandidare nel caso di elezioni anticipate.

Ora, al netto di improbabili pastrocchi politici dell’ultima ora, per come si stanno mettendo le cose, la linea Casaleggio/Di Battista è destinata ad avere rapidamente la meglio sui riottosi “diversi” a 5 Stelle, i quali appaiono diversamente incollati alle poltrone con l’attak.

Il combinato disposto dei crescenti interessi leghisti a capitalizzare l’attuale consenso, dell’impossibilità per l’attuale Esecutivo di varare una Legge di Stabilità che stia in piedi e del conseguente arrivo di una tempesta finanziaria sull’Italia escludono qualsiasi prolungamento dell’esperimento giallo-verde. Un prolungamento che, se per avventura dovesse realizzarsi, condurrebbe il M5S nella terra desolata dell’irrilevanza politica. Una prospettiva, quest’ultima, che non può certamente piacere a chi tiene attualmente le redini del carrozzone politico inventato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.

Aggiornato il 25 giugno 2019 alle ore 11:01