Meteorologia e ideologia del senso di colpa

Adesso la predica te la fa in diretta televisiva a fine telegiornale la signorina del “meteo”. Così: “L’ondata di calore che ha investito tutta l’Europa ci responsabilizza tutti sulle conseguenze del cambiamento climatico”.

Cioè: è colpa vostra se siamo in estate e fa caldo. Magari anche molto caldo. A questo ci ha portato il verbo del cosiddetto “politically correct”, inteso come unica risposta e soluzione a tutti gli umani problemi. L’importante è individuare un colpevole. Meglio se sei tu stesso. Quasi il rovesciamento dei principi psicanalitici freudiani. Che ipotizzavano nella sessualità e nella libido il principio ultimo di ogni umano comportamento. E invece no. È arrivata la dittatura “gretiana” del meteo, una versione “de sinistra” del “piove governo ladro”. La colpa quindi è di una società cattiva di cui tutti noi siamo i dannati artefici.

Nasce così la “meteorologia ideologica”. Basata – ripeto – sul “senso di colpa”, spontaneo o più spesso indotto. Che funge anche da collante rassicurante per chi è in perenne ricerca di un responsabile dei disagi di cui tutti soffrono. Spesso in silenzio. Caldo, freddo, smog, stress hanno quindi un’unica causa: la violenza che l’uomo fa alla Terra determinando cambiamenti climatici ormai ingestibili.

Tutto ciò per postulato e per teorema. Con corollari apocalittici e punitivi: obbligo di mangiare vegano, o quasi, non costruire nuove case (anche se servono), non pensare troppo alla carriera. E ai soldi. Che tanto in questa Corea del Nord alle vongole cui è stata ridotta l’Italia - dai dilettanti dell’antipolitica, dai bugiardi della comunicazione sui social, dai burocrati e dai magistrati che fanno politica (e che poi si lamentano di non essere dalla stessa distinti e distinguibili) - pensa a tutto lo Stato.

Quindi, se ci sono 40 gradi in questi giorni non è così e basta, ma perché, nell’ordine, o in ordine sparso, ci sono: troppe emissioni dei riscaldamenti, gli scarichi delle automobili, il buco d’ozono, lo scioglimento dei ghiacciai, l’effetto serra e le vacche degli allevamenti intensivi che scoreggiano troppo.

Un rapporto causa-effetto che non si può mettere in dubbio. Anche se assomiglia tanto alle certezze dei “No Vax”. Cioè a quelle teorie del povero padre dello sfortunato Dirk Hamer. Padre medico che, non avendo ottenuto giustizia per la morte del figlio, si buttò a capofitto in questo mondo parallelo fatto di certezze scientifiche indimostrabili.

Sia come sia, il clima è cambiato perché ciascuno di noi si comporta male. Non siamo equi e solidali, non abbiamo l’auto elettrica (magari perché non ce la possiamo permettere), non passiamo tutto il tempo a differenziare i rifiuti e poi a porli in cassonetti che quando esistono sono sempre “punitivi” nei fori di entrata. Se però rifiutiamo tutte queste vessazioni e tutti questi luoghi comuni – non sia mai – veniamo anche trattati da reprobi. Revisionisti e negazionisti. Il riscaldamento climatico è teoria che promana direttamente da Dio, e i tanti profeti in terra, da Al Gore a Greta Thunberg, sono quelli che ci danno la rivelazione dalle prime pagine di quei giornali che montano questi fenomeni. Esattamente come si montano brillanti operazioni di polizia giudiziaria che magari al processo danno esiti molto ridimensionati.

Ma il processo a queste teorie – e questa è la vera fortuna di chi le propaga – non si farà mai. Tutti si sono seduti dalla parte della ragione, e chi ha dei dubbi si accomodi pure da quella del torto. Tanto una sana lapidazione mediatica oggi come oggi non si nega a nessuno. Amen.

Aggiornato il 28 giugno 2019 alle ore 10:59