Il tema degli sbarchi non reggerà a lungo

La situazione politica delle due forze al potere sembra apparentemente in stallo. Se da un lato l’ala governista dei grillini farebbe carte false per restare attaccata alle poltrone, dall’altro lato i sondaggi che lo danno in continua crescita sembrano indurre Matteo Salvini ad andare avanti ancora un po’, continuando a cannibalizzare i suoi alleati.

Alleati che, come dimostra la rovinosa perdita di consensi che li affligge da quando hanno dato vita al cosiddetto Governo del popolo, si sono intestati obtorto collo il disastroso andamento della nostra economia. Disastroso soprattutto sul piano dei riflessi politici, in quanto soprattutto i pentastellati avevano promesso miracoli in tutti i settori produttivi, raccontando molte favole che poi, come era scontato che accadesse, non si sono realizzate neppure in minima parte.

Al contrario, il capo indiscusso della Lega, trincerandosi dietro i temi strettamente connessi della sicurezza e dell’immigrazione, ha potuto offrire al Paese alcuni tangibili elementi di concretezza rispetto alle sparate inverosimili del suo collega, Luigi Di Maio. E così, mentre il ministro dell’Interno ha avuto buon gioco a capitalizzare sul piano della popolarità il ripetuto braccio di ferro con alcune Ong impegnate a traghettare pochi manipoli di clandestini, sebbene i dati dimostrino che con i barchini ne siano giunti sulle nostre coste assai di più, le sparate dimaiane sull’abolizione della povertà e sull’arrivo di un nuovo boom economico, tanto per citarne alcune, si sono dimostrate un formidabile strumento di contro-propaganda.

D’altro canto, il Movimento 5 Stelle ha chiesto un voto per governare il Paese sul presupposto, ripetuto come un mantra per anni, “che peggio di chi c’era prima non sarebbe stato possibile fare”, principalmente sotto il profilo economico. Ma i fatti stanno drammaticamente dimostrando il contrario. Il sistema è sostanzialmente entrato in una preoccupante stagnazione e, per soprammercato, tutti i principali dossier di rilevanza economica e infrastrutturale, i quali sono in mano ai grillini, stanno letteralmente sprofondando nella palude dell’inconcludenza, per non dire di peggio.

Dalla Tav in val di Susa all’Ilva di Taranto, passando per la surreale ri-nazionalizzazione che si sta prospettando per Alitalia, senza contare la sequela inarrestabile di crisi aziendali che affliggono il ministero diretto da Di Maio, i grillini appaiono letteralmente incapaci di offrire al Paese risposte minimamente adeguate.

Tuttavia, come alcuni osservatori ripetono da tempo, con la prossima legge di Bilancio, che dovrà essere presentata alle Camere entro il 15 ottobre, il gioco dello scaricabarile tra leghisti e grillini è destinato ad esaurirsi di fronte alla drammatica realtà dei numeri. Quando, anziché continuare nel mantra del taglio delle tasse, l’Esecutivo bellissimo dovrà decidere se bastonare i consumatori/elettori con 23 miliardi di aumento dell’Iva o, in subordine, far saltare il fragile equilibrio dei conti pubblici, portando il disavanzo ben oltre la soglia di sicurezza, anche la Lega sarà costretta a pagare il conto politico di un fallimento ampiamente annunciato. A quel punto, caro Salvini, il tema degli sbarchi non sarà più sufficiente a scaricare sugli scappati di casa a 5 Stelle la responsabilità di tale fallimento.

Aggiornato il 15 luglio 2019 alle ore 10:33