I nodi economici prima o poi porteranno il conto

Ospite di “Agorà Estate”, in onda la mattina su Rai 3, il direttore de Il Foglio, Claudio Cerasa, si è chiesto per quale motivo, nonostante il vento dei sondaggi in poppa, Matteo Salvini non abbia ancora deciso di staccare la spina al Governo giallo-verde.

La logica vorrebbe, infatti, che dopo oltre un anno di aspettative completamente disilluse, basate sull’illusione dei prodigiosi moltiplicatori economici messi in essere dalle presunte misure espansive dello stesso Governo, il capo della Lega preferisca passare rapidamente all’incasso, piuttosto che rischiare un bagno di impopolarità intestandosi la prossima, difficilissima legge di Bilancio. A tal proposito, mi permetto di rimarcare anche oggi il punto che, in assenza di provvedimenti di cui al momento non si scorge nemmeno l’ombra, il primo gennaio 2020 scatteranno in automatico le micidiali clausole di salvaguardia, con un draconiano aumento dell’Iva.

Pertanto, alla luce di ciò, l’ennesimo rilancio messo in atto da Salvini su un taglio consistente delle imposte dirette, convocando in modo irrituale al ministero dell’Interno 43 associazioni del mondo sindacale ed imprenditoriale, non sembra molto realistico, se non in funzione di una strategia politica di breve respiro, come per l’appunto un ritorno anticipato alle urne. A meno che, ma qui entriamo a mio avviso in una sorta di universo parallelo, il leader del Carroccio non intenda seriamente far quadrare i conti, per così dire, con un micidiale colpo doppio: tagliare le imposte e bloccare il citato aumento dell’Iva. Nel qual caso, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, si troverebbe a dover gestire una missione impossibile, con un buco di bilancio di svariate decine di miliardi da coprire facendo sostanzialmente ricorso ad un ulteriore ampliamento del disavanzo. La qual cosa, prima che dalla tigre di carta dell’Europa, non sarebbe presa bene dai mercati finanziari, determinando una forte risalita dei nostri tassi d’interesse.

A questo proposito, c’è chi rileva che pure vincendo le eventuali elezioni anticipate Salvini dovrà fronteggiare i medesimi problemi finanziari di oggi, aggravati da una economia in fase di grave ristagno. Ma se non altro, come ho già avuto modo di scrivere su queste pagine, potrà farlo occupando la poltrona di primo ministro e prendendosi altro tempo.

Per il resto, analogamente a ciò che è accaduto a tanti suoi predecessori, quando si promette tutto a tutti, in questo caso più spesa corrente attraverso il superamento della Legge Fornero e meno tasse erga omnes, facendo il contrario di quello che ragionevolmente servirebbe al Paese, e su questo si costruisce il proprio consenso, prima o poi arriva impietoso e inesorabile il confronto con la realtà. Un confronto che, visto il progressivo deterioramento di un sistema che vive di tossiche illusioni, ad ogni “cambiamento” politico si prospetta sempre più drammatico.

Aggiornato il 17 luglio 2019 alle ore 12:36