“Progetto Italia” va avanti nonostante le perplessità sulle garanzie

C’è una chiara volontà politica di portare avanti – ad ogni costo – il “Progetto Italia” con cui, con i soldi di Cassa depositi e prestiti, il più grosso costruttore e appaltatore in Italia di opere pubbliche, Pietro Salini (e la sua Impregilo), sta tentando di ricostituire un super polo del settore.

Inglobando l’ex concorrente Astaldi, ormai in concordato fallimentare, più tutte le altre grandi ditte del settore da Condotte a Cmc. Il tutto – per l’appunto – con i soldi pubblici della Cassa depositi e prestiti. Che però negli ultimi giorni aveva sollevato perplessità sulle garanzie, essendo venuto fuori che le azioni Salini a garanzia della propria parte di ricapitalizzazione (circa il 67 per cento dell’intera compagine azionaria) erano in realtà già in pegno presso un gruppo finanziario francese, la Natixis.

Cdp chiedeva di spostare quanto meno la garanzia presso un qualche grosso gruppo italiano e si era fatta avanti anche Banca Intesa. Da parte sua, Salini rifiutava il cappio del “margin loan” – istituto di prestito bancario che in Italia non è consentito per la clientela retail dopo la pessima prova che ha dato di sé in America ai tempi della crisi della Lehman Brothers – che prevede come garanzia di un finanziamento che il finanziato metta a disposizione non solo un determinato pacchetto azionario a garanzia (che può anche essere imposto dal finanziatore, ad esempio tra i suoi titoli in cartolarizzazione come per la Cdp), ma anche la possibilità di doverci mettere del suo ogni qual volta queste azioni scendano in Borsa al di sotto di un determinato valore. Si chiama “margin call” questa eventualità e spesso si trasforma in un bagno di sangue per chi accetta un prestito finanziario con quelle condizioni.

C’era poi la storia della denuncia da parte di Unicredit del management, anzi dell’ex tale, di Astaldi per una strana storia di appropriazioni indebite e quindi tutto faceva credere che “Progetto Italia” dovesse quanto meno attendere l’autunno per decollare. Ora però sembra che si sia trovata quella che in un orrendo linguaggio giovanilistico – borgataro – politichese si chiama “la quadra”.

“Progetto Italia” partirà nonostante il generale Agosto e sinora tutte le critiche, per la verità molto caute da parte dell’Ance – nonché gli esposti inviati dall’avvocato Arturo Cancrini per sensibilizzare l’Agcom, il Governo italiano, la Commissione Ue e l’Anac su eventuali conflitti di interessi, ipotesi di concorrenza sleale e possibili aiuti di Stato sotto mentite spoglie – non sono stati presi in considerazione.

L’Italia del sovranismo è anche questo: prepotenza istituzionale e politica e tirare a campare alla giornata.

Aggiornato il 05 agosto 2019 alle ore 11:25