Una gigantesca barzelletta

Diciamoci la verità, troppa pazienza dimostra il popolo italiano a sopportare ancora queste “pagliacciate”, a sopportare le sceneggiate ridicole di un Governo nato morto solo per impedire che ne nascesse un altro più normale e preparato, quello di centrodestra. Per non parlare della insopportabilità di chi ancora tira in ballo la Costituzione solo a parole, perché nei fatti è saltato tutto ciò che la prassi costituzionale obbligherebbe a fare. Dove è finita la prassi costituzionale di un Premier che mentre parla in Senato vede l’aula abbandonata dalla parte più grande della sua maggioranza? Dove è finita la prassi costituzionale di un Governo sfiduciato da un voto voluto dalla parte più grossa di se stesso? E ancora, dove è finita la prassi costituzionale di un Presidente del Consiglio che ascolta il suo vice dichiarare che del suo giudizio se ne infischia totalmente? Infine, dove sta la prassi costituzionale di una maggioranza che quotidianamente si insolentisce, insulta, offende, minaccia, per non dire di peggio?

Insomma, siamo seri e smettiamola di giocare sia con la Costituzione e sia con il Paese, i padri costituenti si rivolteranno nella tomba a vedere questo spettacolo, a vedere il Parlamento ridotto ad un teatrino come mai si sarebbe immaginato. L’abbiamo detto e scritto, la ricerca di una maggioranza parlamentare voluta dalla Carta è il rispetto della procedura, perché la democrazia è soprattutto procedura, e non può essere tirata in ballo per mettere insieme il diavolo e la croce.

Ma quando mai i padri costituenti avrebbero pensato all’obbligo della ricerca di una maggioranza, riferendosi ad una sorta di ammucchiata di contrari solo per tirare avanti. Quella obbligatorietà che è prevista nella Carta si riferiva al tentativo procedurale di avvicinare alla partecipazione maggioritaria qualche segmento titubante, un po’ indeciso, giammai contrario e politicamente opposto. Tanto è vero che quando nella storia più recente si è seguita questa forzatura innaturale, è stata una tragedia, un naufragio; i trasformismi, i ribaltoni, i cambi di casacca in corsa, le maggioranze appiccicate per opportunismo, hanno generato danni e caos, lo sappiamo.

L’Italia dalle esperienze dei governi di salute pubblica, cosiddetti di salvezza nazionale, è uscita sempre peggio di come ci sia entrata, economicamente, socialmente e politicamente, inutile fare l’elenco. Per non parlare della rabbia che si genera negli elettori a vedere il proprio voto utilizzato al contrario, ecco perché negli anni l’assenteismo si è amplificato esponenzialmente, il mancato rispetto dell’indicazione elettorale allontana e impoverisce la cultura della partecipazione. Per questo sarebbe ora di smetterla con certe forzature, con gli opportunismi, che nulla hanno a che a fare con l’interesse nazionale ed il bene collettivo. L’interesse dei cittadini è quello di avere un Governo che rispetti il voto, il programma e l’unità di intenti dell’insieme. E visto che va di moda parlare di costi e benefici, vogliamo parlare di quanto ci sia costato fino ad ora il Governo pentaleghista?

Bene, anzi male, ci è costato il precipizio del Pil arrivato a zero, l’isolamento internazionale, lo spread quotato al doppio, le infrastrutture ferme, l’aumento della fuga giovanile, l’azzeramento degli investimenti e tanti troppi licenziamenti. È ora di finirla con questa sceneggiata, il Premier salga al Colle e rimetta il suo mandato, si chiuda il sipario di questa commedia, si torni al giudizio elettorale prima che la pioggia diventi un temporale.

Aggiornato il 09 agosto 2019 alle ore 10:15