Le cortine fumogene sullo scontro Renzi-Zingaretti

I dieci punti di Luigi Di Maio ed i cinque di Nicola Zingaretti sono solo una cortina fumogena. Così come lo è la faccenda dei due forni ventilata dai dirigenti grillini di fronte alla ennesima offerta di ripresa della collaborazione da parte di Matteo Salvini.

La vera partita della crisi è quella che si gioca dentro il Partito Democratico tra Matteo Renzi e Nicola Zingaretti. Con il primo che non ha affatto nascosto di aver lanciato la proposta del governo ad ogni costo con il M5S. E solo per avere il tempo necessario a preparare o la riconquista del partito o la spaccatura del partito stesso con la creazione di una propria formazione politica destinata a rimetterlo al centro della vita pubblica nazionale. Con il secondo, invece, che conoscendo perfettamente il disegno strategico renziano, deve cercare di contrastarlo cercando di andare alle elezioni anticipate per bruciare sul tempo il suo avversario senza intaccare l’unità formale del partito.

È difficile prevedere quale sarà l’esito di questo duello. Renzi ha dalla sua la maggioranza dei gruppi parlamentari formati da uomini e donne di sua scelta ed il disperato attaccamento alla poltrona parlamentare di quei tanti senatori e deputati di tutti i partit, tranne quelli della Lega e di Fratelli d’Italia, certi di non avere alcuna possibilità di essere rieletti in caso di elezioni anticipate.

Zingaretti, a sua volta, può contare sulla consapevolezza di larga parte del Pd che la continuità della legislatura serve solo a garantire la sopravvivenza di Renzi ed a preparare la sua scissione quando l’ex Premier deciderà di cogliere la migliore occasione. Non è molto, soprattutto se questa consapevolezza va confrontata con la paura di rimanere in mezzo ad una strada di buona parte dei parlamentari in carica. Ma può essere sufficiente per minare il progetto renziano allungando il più possibile le trattative con i grillini e puntando sulla volontà di Sergio Mattarella di chiudere la crisi nel minor tempo possibile.

In tanta incertezza esiste comunque un dato assolutamente inequivocabile. Ancora una volta le questioni interne del Pd si scaricano sulla società italiana colpevole di non essersi mai ribellata alla pretesa dei post-comunisti di essere sempre e comunque i padroni dei destini del paese.

Aggiornato il 26 agosto 2019 alle ore 13:04