Stanno toccando il fondo

È una sorta d’imbroglio del secolo. Pensavamo che il fondo si fosse toccato con il ribaltone di Scalfaro prima, e l’usurpazione politica di Berlusconi per Monti dopo: ma ci sbagliavamo. Qui non si tratta solo delle scene pietose intorno alle poltrone, degli stop and go sui tavoli dell’accordo “nobile” fra chi dovrebbe salvarci dal baratro, del disprezzo reciproco che c’è sempre stato fra i pretendenti all’alleanza. Si tratta di rispetto per gli italiani, si tratta della considerazione della capacità di capire della gente, si tratta infine di onestà intellettuale verso un popolo che ha avuto la pazienza di sopportare teatrini ignobili sulla propria pelle.

Inutile nascondersi con le scuse sull’interpretazione della Carta: molte volte siamo andati al voto anticipatamente senza il balletto delle maggioranze alternative, molte volte si è restituita la parola al popolo perché il pudore l’imponeva, molte volte si è sconfitta la paura dei giudizi. Eppure in quelle occasioni non si è violata nessuna Carta, né si è pensato che il voto anticipato sprofondasse l’Italia in un inferno, perché dunque lo si fa ora? Suvvia, ça va sans dire.

Al contrario, è dal 2011 che il paese non si ritrova governato da un esecutivo eletto, con un premier votato e sostenuto da una maggioranza che abbia almeno una parvenza di nettezza. Dal 2011 siamo trattati da beoti obbligati a subire la cosiddetta superiorità morale, di uomini che come noi sono uomini e basta, tranne che elevati a Padreterni per il semplice fatto di avere potere, quel potere che non solo è delegato ma temporaneo. Dal 2011 ci hanno infilati in un cul de sac che ha portato il Pd per 5 volte al governo, con Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e adesso sembra con Conte, senza che agli italiani fosse chiesto nulla.

Dal 2011 l’Italia è andata scivolando progressivamente verso l’immobilismo economico, l’aumento forsennato del debito, il tartassamento fiscale, il disastro occupazionale, la protesta sociale. Dal 2011 è apparso in tutta la sua triste evidenza il fenomeno dei furbetti del cartellino, dell’immigrazione incontrollata, del caporalato, della chiusura e della svendita di aziende leader, della guerra tra fisco e contribuenti, della malasanità, della giustizia ingiusta. Dal 2011 i salvatori della patria, i governi tecnici, i premier incoronati e mai scelti da una maggioranza popolare, ci hanno precipitato in una crisi produttiva e occupazionale senza precedenti, dall’edilizia alla manifattura, dall’agricoltura al turismo, dal rilancio del sud all’artigianato locale.

Siamo scivolati ovunque, senza che nessuno di questi governi risolvesse i problemi veri: burocrazia, statalismo, fisco, giovani, giustizia, previdenza ed assistenza separate, la “Fornero” fu una manovra di cassa voluta dall’Europa, insomma riforme zero. Dal 2011 siamo incappati nei problemi e negli scandali bancari più frequenti della storia, e in un affanno del debito sovrano che se non ci fosse stato Mario Draghi ci avrebbe esposti al delirio dei mercati e della speculazione. Infine, dal 2011 siamo definitivamente diventati la “serie B” dell’Europa, ridotti ad una marginalità assoluta, alla faccia dei salvatori della patria.

Bene, al centro di queste esperienze c’è sempre stato soprattutto o esclusivamente il Pd ed il centrosinistra, quello stesso Pd che ora si propone nel vergognoso accordo coi grillini, pur di non lasciare la parola agli italiani e alla vittoria del centrodestra. E non si parli dell’appoggio di Berlusconi a Monti: fu uno sbaglio enorme, ma dietro Monti c’era tutta la potenza della sinistra che conta in Italia e nella Ue. La stessa che oggi è scesa in campo per sostenere l’ennesimo ribaltone pur di scippare il paese al centrodestra, pur di lasciare lo scettro della Ue nella mano di Macron e della Merkel.

Tutti sanno che il paese vorrebbe altro, tutti capiscono che il bene dell’Italia nulla c’entri. Del resto ne parlano dal 2011 e ci hanno ridotti pelle e ossa. Con questo governo ci scaveranno la fossa, si è toccato il fondo: si voti subito.

Aggiornato il 29 agosto 2019 alle ore 12:56