Povero Di Maio!

Cerchiamo di consolarlo per la brutta cera che mostra! Infatti, egli è preoccupatissimo e amareggiato perché l’Europa fra pochi giorni potrebbe dichiarare la illegittimità del cosiddetto “ergastolo ostativo”, cioè di quella norma oggi vigente in Italia che vieta di riconoscere i benefici di legge (affidamento in prova, semilibertà, ecc.) ai condannati all’ergastolo per gravi reati, i quali non abbiano prestato alcuna collaborazione agli organi inquirenti.

Certo, il giacobinismo pervasivo dei pentastellati non ci dorme la notte su questo rischio di indubitabile carattere sovversivo rispetto alla durezza di stampo vetero-sovietico che lo caratterizza. Scherziamo? I benefici di legge agli ergastolani non collaboranti ?

Eppure, nonostante tutto, permane più di un dubbio su queste sensazioni di Luigi Di Maio e dei suoi colleghi, sulla loro praticabilità in uno Stato di diritto, quale dovrebbe essere il nostro.

Di Maio in sostanza teme che l’Europa possa censurare quella che in effetti è una vera e propria delazione obbligatoria, in forza della quale se l’ergastolano non accetta di accusare altri o di dichiarare comunque cose utili alle investigazioni, resterà per sempre a marcire in cella, senza speranza.

Una cosa del genere era tipica del sistema stalinista sovietico ai tempi di Lavrentij Pavlovič Berija, quando la delazione era necessaria per sopravvivere, mentre poi già ai tempi di Nikita Chruščëv tale sistema antiumano e antigiuridico fu progressivamente abbandonato.

Non solo. Di Maio e i suoi amici di partito ignorano una cosa fondamentale: e cioè che un essere umano, anche condannato all’ergastolo per gravi delitti, non per questo cessa di esser tale, non perdendo mai la sua dignità personale; e che perciò non è giuridicamente ammissibile ricattarlo attraverso questo sistema aberrante. E poi si dimentica che lo Stato di diritto è tale in quanto ammette di poter essere in errore, a differenza di quello totalitario che si ritiene, infallibilmente, depositario della verità assoluta. Perciò va ammesso che anche un ergastolano condannato con sentenza definitiva per gravi reati potrebbe benissimo essere innocente.

E allora siamo davvero al paradosso: mentre il colpevole, proprio perché colpevole, è in grado di comunicare agli investigatori notizie utili alle indagini, l’innocente, proprio perché innocente, non potrà mai dire nulla, semplicemente perché non sa nulla e nulla ha da dire.

Il colpevole dunque potrà giovarsi dei benefici e dei vantaggi previsti dalla legge. L’innocente ne resterà per sempre escluso. Interessante, no? E allora, speriamo proprio che questa disciplina oggi vigente, antigiuridica e perciò antiumana, venga censurata dall’Europa e definitivamente abrogata.

E Di Maio? Dovrebbe studiare molto e riflettere anche di più. Non oso sperare dunque che cambi idea, neppure dopo queste osservazioni. Sono troppo raffinate.

Aggiornato il 07 ottobre 2019 alle ore 13:24