Il genio della fiscalità verde

Luigi Di Maio, l’impomatato signorino soddisfatto che continua ad annunciare prodigi a giorni alterni, sembra aver finalmente trovato la pietra filosofale per incrementare in modo equo e sostenibile le sempre insufficienti entrate pubbliche: la lotta fiscale alle sostanze inquinanti. Nella fattispecie trattasi di una tassa aggiuntiva sugli imballaggi e i contenitori di plastica.

Attualmente si parla di un modesto, per così dire, balzello di 20 centesimi per ogni chilogrammo del citato materiale utilizzato per realizzare bottiglie e contenitori per alimenti presenti sul mercato. Su questo punto il sempre più contestato capo politico dei grillini è stato irremovibile: “Se parliamo di Legge di Bilancio, la prima cosa che vogliamo fare è che tutte le correzioni sulle tasse si devono fare per dare ai nostri figli e nipoti un Paese più verde, ecologico e pulito”.

Ecco, dunque, questo novello Mosè indicare al suo popolo di anime belle come raggiungere la terra promessa del benessere collettivo, tassando senza pietà tutto ciò che non è green, al pari di ciò che vorrebbe realizzare il suo collega di Governo e di partito Lorenzo Fioramonti, impavido ministro dell’Istruzione che ha dichiarato guerra alle merendine e alle bibite gassate.

In entrambi prevale la nobilissima, sebbene piuttosto illiberale, propensione ad insegnare per decreto legge ai cittadini a vivere. Un vero e proprio moto spontaneo dell’anima con il quale fondare una sorta di Stato etico alla vaccinara, condotto dagli epigoni di un comico il quale, partito dalla politica del “vaffa”, ha finito per santificare i demoni politici del recente passato.

Ma Giggino sembra metterci un tocco di giustizia economica in più, quando promette di colpire soprattutto la grande industria. “Se una multinazionale deve imbottigliare una bibita – ha infatti rimarcato il nostro eroico ministro degli Esteri – dobbiamo fare in modo che paghi più tasse su una bottiglia di plastica e meno per una bottiglia in vetro”.

Purtroppo però al genio campano della fiscalità verde, troppo preso a cavalcare le nuove idee gretine che salveranno il mondo, è completamente sfuggito il concetto della traslazione d’imposta, in base al quale il cetriolo finale della già famigerata plastic tax verrà inevitabilmente scaricato sul consumatore finale.

Ma ciò che conta è che Di Maio e company hanno scoperto un nuovo filone fiscale con il quale trovare nuova linfa per annunciare almeno una svolta epocale al mese. Dichiarando guerra alle sostanze inquinanti e al vizio – tant’è che insieme alla tassa sulla plastica viene inasprito il prelievo su giochi e tabacchi – si apre una vera e propria autostrada alle future stangate. Stangate etiche che, parola di giovane marmotta, non servono a far quadrare conti che proprio non vogliono tornare, bensì esclusivamente a “dare ai nostri figli e nipoti un Paese più verde, ecologico e pulito”.

Aggiornato il 16 ottobre 2019 alle ore 11:25