La confusione di Travaglio

I numeri dicono che l’economia sommersa supera i 211 miliardi di euro, che all’interno di questa enorme cifra l’evasione fiscale vale almeno 120 miliardi, che nell’economia illegale figurano 3,5 milioni di lavoratori in nero e che gli evasori fiscali arrivano ai 5 milioni.

Giuseppe Conte pensa che con pos e carta di credito il sommerso e l’evasione possano subire un serio ridimensionamento. Ma all’interno della sua maggioranza c’è chi dubita dell’efficacia di questi provvedimenti e predica la necessità di ricorrere alle maniere forti per colpire il malaffare del sommerso e dell’evasione. Quali maniere forti, però? Il dilemma che divide i sostenitori del bastone senza carota è se siano più efficaci la galera e le manette o il sequestro dei beni. Chi è favore di questa seconda misura rileva che mentre la minaccia della galera non ha mai frenato i fenomeni illegali, il sequestro dei patrimoni è già stato impiegato con successo nella lotta alla mafia. Ma chi è per la galera replica che esibire in televisione un evasore che viene portato in carcere con tanto di manette ai polsi ha un valore educativo incalcolabile.

In realtà il diverbio è inesistente. Perché alla fine gli uni e gli altri convergono sulla opportunità di usare sia il carcere che il sequestro dei beni. A quanti, però? Ai 3,5 milioni di lavoratori in nero? Ai cinque milioni di evasori? Nell’impossibilità di prevedere per tutti i potenziali colpevoli l’esibizione televisiva e la cancellazione dei patrimoni non rimane che seguire la strada delle punizioni esemplari. Cioè del colpirne uno per educarne cento. Marco Travaglio dice che in questo modo si realizza lo stato di diritto. Ma forse fa confusione tra quello liberale e quello delle Brigate Rosse!

Aggiornato il 16 ottobre 2019 alle ore 10:47