Destra e sinistra, i due negazionismi su ebrei e Israele

Antisemitismo contro antisionismo. Ovvero negazionismo della shoà contro quello del diritto di esistere dello Stato di Israele. In una continua gara tra il bue e l’asino nel dirsi “cornuto” l’un l’altro si consuma l’ennesimo teatrino dell’ipocrisia della politica italiana e forse anche mondiale. Peggio di così solo l’islamismo che nega tanto l’Olocausto quanto il diritto di Israele al proprio posto nella carta geografica del Medio Oriente. E almeno fa chiarezza sui propri intenti.

E l’antidoto a tutto ciò che riesce a inventarsi la politica varia dall’ostentazione dell’amicizia adulatrice verso Israele e il suo governo alle continue proposte di censura – irrealizzabile – contro chi scrive bestemmie antisemite sui social o le rende palesi in riunioni conviviali tra il reducismo e la provocazione. Nessuno è sincero. Né verso gli ebrei della diaspora né verso quelli che vivono in Eretz. Che devono fondamentalmente difendersi da soli tanto contro le minacce di odio interne al Nord Europa (Francia e Germania) quanto contro quelle insite e implicite in un Medio Oriente a trazione estremista islamica, sunnita o sciita, che di fatto circonda l’unica democrazia e l’unico paese civile di quelle latitudini. In realtà, a ben vedere, le accuse reciproche in patria e in Europa di “antisemiti” contro “anti-Israele” è solo un’altra cinica maniera di strumentalizzare una doppia e seria questione ad esclusivo scopo politico. Ci si fa la guerra politica sulla pelle degli ebrei, interni ed esteri. E, a pensarci bene, questa reciproca strumentalizzazione è sintomo di mancato rispetto sia della tragedia dell’Olocausto, ridotta a macabra Disneyland dei viaggi dei sindaci che si ripuliscono la coscienza portando le scolaresche a farsi i selfie ad Auschwitz senza alcun costrutto, sia di quella della situazione geopolitica dello Stato ebraico, anche essa strumentalizzata con mantra inconcludenti tipo “due popoli e due Stati” e “pace, pace, pace”.

A sinistra come a destra però è l’indifferenza e il calcolo politico che la fanno da padroni. Di simili solidarietà – e anche di improbabili commissioni parlamentari che si propongono di censurare il male e di promuovere il bene – i primi che possono farne a meno sono proprio gli ebrei e gli israeliani.

Aggiornato il 04 novembre 2019 alle ore 16:08