Norimberga del comunismo: il messaggio di Bukovskij a Cristin

Queste righe sono state scritte da Vladimir Bukovskij nel mese di settembre 2019 e sono state inviate a Renato Cristin come testimonianza della necessità di una Norimberga del comunismo e come messaggio per il convegno in occasione del trentesimo anniversario dell’abbattimento del Muro di Berlino, che si è svolto il 9 novembre a Trieste nella sede della presidenza della Regione Friuli-Venezia Giulia. Le già precarie condizioni di salute di Bukovskij non gli avevano infatti consentito di accettare l’invito a partecipare al convegno triestino, ma non voleva far mancare la sua voce a un incontro in cui sarebbe stato presentato l’Appello redatto insieme con Cristin. È dunque nel ricordo di Vladimir Bukovskij, scomparso il 27 ottobre, che pubblichiamo questo suo messaggio, per gentile concessione del suo destinatario, Renato Cristin.

I mali perpetrati dai nazisti furono giustamente esposti, processati e universalmente condannati a Norimberga come crimini contro l’umanità, rendendo così giustizia almeno postuma per le vittime degli orrori commessi da quel regime e lanciando il grido che ciò non dovesse mai più ripetersi.

Il comunismo, dall’altra parte, ha avuto una storia molto più lunga di crimini altrettanto atroci, che sono costati la vita a innumerevoli milioni di persone, crimini che non sono mai stati espiati, e non lo saranno fino a quando il comunismo non sarà processato e giudicato. Fino a quando questo male non sarà esposto e riconosciuto formalmente da un tribunale internazionale, continuerà a diffondersi come un cancro sul corpo della razza umana.

La caduta del muro di Berlino e il crollo dell’Urss non sono stati i colpi di grazia al comunismo, sono stati solo brevi periodi di remissione, in cui il cancro sembra ritirarsi, solo per metastatizzare e affliggere ancora un altro popolo o paese con conseguenze fatali. Tutto ciò continuerà fino a quando la sua vera essenza e il suo vero volto non saranno rivelati nel loro fondo. Solo questo potrebbe garantire che “ciò non deve mai più accadere”.

Aggiornato il 11 novembre 2019 alle ore 15:40